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ARGENTINA
15/03/2024

Nuova batosta per Milei: bocciata la deregulation

Il neopresidente esce sconfitto una seconda volta dal voto del Senato, dopo l’affossamento del decreto Omnibus a febbraio. La politica dello scontro diretto con il Parlamento, visto come “rifugio della casta politica corrotta” non paga, così come l’insistenza a chiedere carta bianca su tutto. Intanto, la crisi economica peggiora e l’inflazione a febbraio ha raggiunto il 267%

Il Parlamento chiaramente non è l'habitat ideale per il presidente Javier Milei. Quando si è insediato alla guida dell'Argentina gli ha dato le spalle con un gesto inedito nella storia del Paese, e sui social non perde occasione per dipingerlo come un "nido di ratti" o "un rifugio della casta politica corrotta". Il risultato della votazione al Senato, dove il mega decreto sulla deregulation è stato fragorosamente respinto, producendo la seconda debacle parlamentare dell'ultraliberista dopo l'affossamento a febbraio della Legge Omnibus alla Camera, ha esposto ulteriormente la frattura tra il presidente e il corpo legislativo, che ora minaccia "lo scontro". Con solo 7 senatori su 72, Milei aveva bisogno di almeno 37 voti per evitare la catastrofe. Nonostante le minacce e gli improperi alla fine ne ha raccolti 25 - più di quelli sperabili - e lo ha celebrato come fosse un successo cercando di minimizzare il peso della sconfitta. Eppure il dibattito in Senato ha messo in evidenza che una maggioranza dell'arco politico argentino sarebbe stata disposta anche a discutere molte delle riforme proposte dal leader ultraliberista. Ma non alle sue condizioni. "Siamo a favore di limitare la spesa pubblica, siamo a favore di eliminare regolazioni e normative, di una riforma del lavoro. Il governo potrebbe approfittarne ma non lo fa. Vuole un assegno in bianco", ha detto il presidente del partito Radicale, il senatore Martin Lousteau. Temi, ha proseguito, "che potrebbero essere trattati, discussi e approvati singolarmente, ma non in blocco come pretende il governo".
Secondo il presidente, la sconfitta in aula va invece interpretata come "un tentativo di indebolire il Patto di Maggio (la proposta di un ampio accordo politico da lui presentata in Parlamento all'inizio del mese, ndr), il governo nazionale e il cambiamento scelto dagli argentini. Lasciamo che sia la classe politica a decidere da che parte della storia vuole stare", ha scritto Milei in un duro comunicato ufficiale. "Preferiamo un accordo ma siamo anche disposti ad andare allo scontro per mettere allo scoperto quelli che stanno dalla parte della gente e quelli che difendono solo i loro interessi", ha aggiunto in conferenza stampa il portavoce alla presidenza dell'Argentina, Manuel Adorni. Il decreto ha ricordato Adorni, è ancora in vigore e per essere abrogato dev'essere respinto anche dalla Camera dei deputati. "Vedremo anche lì - ha aggiunto - chi sta dalla parte degli argentini per bene". Intanto, peggiora la crisi economica in cui si sta avvitando il Paese: a febbraio l’inflazione su base annua ha raggiunto il 267% (+15% rispetto a gennaio) e i consumi stanno crollando: la carne, emblema del Paese, ha subito una netta contrazione del consumo pro capite a causa di aumenti di prezzi che in 12 mesi hanno sfiorato ilo 288%. 

Autore: ANSA