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4 ore fa
Ddl Sicurezza verso terza lettura, tensioni in maggioranza
(Teleborsa) - Si va verso la terza lettura parlamentare del ddl Sicurezza, accogliendo nel provvedimento i rilievi espressi dal Quirinale. L'iter del disegno di legge sicurezza nelle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia del Senato, dove è esaminato in seconda lettura, è ripreso ieri sera. Tra le norme più contestate, quella sulle detenute madri o quella che riguardava il divieto di assegnazione delle sim telefoniche ai migranti privi di "titolo di soggiorno".Le cinque segnalazioni arrivate dal Quirinale sul disegno di legge in questione avrebbero convinto la premier Giorgia Meloni ad aprire ad alcune modifiche parlamentari (e dunque ad una terza lettura alla Camera), ma per la Lega "prima va approvato il ddl sicurezza, poi si fanno altri passi". Intrecciato a questo primo nodo, ufficialmente ancora non sciolto, vi è il tema e della nuova norma per le maggiori tutele legali per le forze dell'ordine: attualmente sembra poco praticabile la strada di un emendamento al ddl sicurezza (allungherebbe di troppo i tempi) e resta quella di un decreto o di un altro ddl che abbia una corsia preferenziale. Le osservazioni che il Quirinale ormai da tempo ha fatto pervenire al governo sono cinque: le Sim ai migranti; le donne incinte in carcere; la resistenza passiva in carcere; la lista delle opere pubbliche strategiche (contro cui diventa reato manifestare) che dovrebbe essere stilata dal Parlamento e non da un organo amministrativo; l'impossibilità di cancellare le attenuanti, lasciando solo le aggravanti, in caso di violenze contro la polizia. Punti su cui si sarebbe registrata la volontà di Palazzo Chigi di intervenire. Se la maggioranza decidesse di non tenerne conto in ambienti parlamentari non si esclude che Mattarella possa rimandare il testo alle Camere, oppure che possa intervenire la Corte Costituzionale. Di qui l'input di procedere con una terza lettura, il più veloce possibile, per approvare il provvedimento possibilmente entro due mesi. Sul fronte delle forze dell'ordine fonti di governo spiegano che non c'è nessuno scudo penale, ma un meccanismo in base al quale in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, che la sera di Capodanno è intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato 4 persone, non ci sia l'iscrizione automatica nel registro degli indagati del militare. Si ipotizzano forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l'appartenente alle forze dell'ordine ha usato l'arma di ordinanza nell'esercizio delle sue funzioni.La Lega, intanto, accelera e presenta una sua proposta di legge sulle maggiori tutele per gli agenti in servizio: consentire l'accesso al gratuito patrocinio (un avvocato a spese dello Stato). Ma, al contempo, chiarisce come prima vada approvato il ddl sicurezza. Il Pd, per voce di Francesco Boccia, plaude alle aperture della presidente del Consiglio sulla modifiche del testo e avverte: "Vanno evitate accelerazioni. Non accetteremo nessuna forzatura sui tempi". In caso di modifiche, le frizioni già registrate in passato tra Lega e FI sul ddl ingenerano nel partito di Meloni i timori per un allungamento dei tempi. Ieri, nel giorno in cui è scoppiato il caso Brescia, con alcune ambientaliste che hanno denunciato di essere state costrette a spogliarsi in Questura, un no netto allo scudo penale per le forze dell'ordine è arrivato da Avs, M5s e +E. "Ogni forma di protezione penale o di immunità di qualunque professione è ingiustificata", sottolinea il segretario di Antigone, Patrizio Gonnella. Mentre, l'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp) chiede "uno scudo penale sull'uso legittimo della forza in carcere".
Fonte: Teleborsa