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1 ore fa

Cremazioni, conto più salato per le famiglie: l'effetto delle nuove norme

(Teleborsa) - Dover far fronte ad un lutto è, purtroppo, un atto non rinviabile; per questo ogni variazione normativa sui servizi funebri si riflette direttamente sui bilanci delle famiglie. Il DDL n. 1884 g/1184/1/1, atteso alla Camera il 20 novembre, interviene su trasporto e logistica della cremazione in un mercato composto da 91 impianti e circa 6.000 imprese funebri. Nel 2024 i decessi sono stati 651.000; il tasso di cremazione è pari al 38,9% (circa 253.355 cremazioni), cui si sommano all’incirca 50.000 trattamenti di resti mortali: il volume annuo di riferimento è quindi di 303.355 servizi. Il prezzo medio ISTAT della cremazione è 731,06 euro. Sul piano fiscale, si stimano 288.048 cremazioni in capo a soggetti IVA e 15.307 esenti; a parità di condizioni, il mancato gettito associato alla misura viene quantificato in 37,97 milioni di euro. Il testo tocca due leve operative. La prima è l’attribuzione a un unico soggetto dell’incarico di trasporto; la seconda è il limite di quattro feretri per mezzo. Da oltre cinque anni, spiegano gli operatori, le famiglie utilizzano il trasporto congiunto fino a sei feretri senza criticità autorizzative; l’introduzione del nuovo vincolo genererebbe una ricomposizione dei flussi: si stimano 54.000 movimentazioni singole in luogo degli attuali circa 9.000 viaggi congiunti, con aumento chilometrico e più utilizzo di mezzi e personale. La parte strettamente contabile indica un incremento di costo per impresa pari a 390 euro per cremazione, per un extra onere di filiera stimato in 118,3 milioni annui a volumi costanti. Sul lato famiglia, l’effetto prezzo atteso è un rincaro medio del 38% sul servizio funebre con cremazione. Considerando un costo medio di 2.900 euro, l’aggravio unitario è di 1.102 euro, per un impatto cumulato di 334,3 milioni l’anno sul corpo sociale. La posizione dell’Unione Nazionale Imprese per la Cremazione Italia, espressa in una nota, è chiara: “In un mercato a domanda anelastica, dove la decisione d’acquisto è forzata dall’evento e poco sostituibile, il pass-through dei costi tende a essere elevato: più chilometri e più monocommittenza difficilmente restano nei bilanci degli operatori. Poiché la cremazione è spesso la scelta economicamente più sostenibile per i nuclei a reddito medio-basso, l’aumento di 1.102 euro per servizio ha un profilo regressivo e può comprimere la qualità o la prevedibilità del rito, soprattutto nelle aree con minore densità di impianti. La combinazione tra riduzione delle economie di scala e minore contendibilità del trasporto spinge verso prezzi più alti, tempi più incerti ed esternalità ambientali crescenti. Se l’obiettivo pubblico è contenere i costi per i consumatori, la salvaguardia del trasporto congiunto e la concorrenza nella logistica appaiono i correttivi più coerenti con i numeri qui sopra. C'è poi un aspetto spesso trascurato nel dibattito pubblico ma non per questo meno rilevante: quello della sostenibilità ambientale. Limitare i trasporti multipli significa moltiplicare i viaggi su strada, con conseguente aumento delle emissioni inquinanti e del tra?co veicolare. In un'epoca in cui la tutela dell'ambiente è priorità dichiarata di ogni agenda politica, nazionale ed europea, questa contraddizione appare quantomeno singolare. Più mezzi in circolazione, più carburante consumato, più CO2 nell'atmosfera: un paradosso di?cile da giustificare in nome di una semplificazione amministrativa.”.
Fonte: Teleborsa