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“Governance cruciale per le Pmi”
Secondo il Rapporto 2022 del Corporate Governance Lab le imprese che hanno introdotto miglioramenti nella governance hanno registrato cali di fatturato inferiori rispetto a quelle che invece la governance l’hanno peggiorata. L’aumento di un punto dell’indice ICG aumenta inoltre del 14,9% la probabilità di pagare dividendi e riduce quella di di dover chiedere sostegno allo Stato.
La crisi dovuta all'emergenza pandemica ha colpito tutte le imprese italiane, ma quelle che hanno cambiato la propria governance aziendale in un'ottica più evoluta e moderna hanno limitato i danni, mostrando una performance superiore. Nel 2020, infatti, le aziende la cui governance si è evoluta hanno avuto un calo del fatturato del 6,8%, rispetto al 9,1% delle imprese che hanno avuto un peggioramento nella propria governance. A rilevarlo il Report 2022 del Corporate Governance Lab della SDA Bocconi e realizzato con il contributo di PwC TLS, Banca Generali e NUO e che ha analizzato le 5.398 imprese italiane con fatturato superiore ai 50 milioni di euro, monitorandone la governance e l'assetto proprietario nel biennio 2018-2020.
L'indice di corporate governance (ICG) è calcolato sulla base di cinque parametri e, secondo la ricerca, nel 2020 la diversity del Cda è aumentata in 229 imprese, il CdA è stato introdotto ed è stato aperto a consiglieri esterni rispettivamente in 79 e 182 casi, mentre hanno separato le cariche di presidente e amministratore delegato 377 imprese, e 251 sono passate a una leadership individuale, portando le imprese con un ICG in crescita a 771, cioè il 14% del totale.
Secondo la ricerca, un punto aggiuntivo di indice porterebbe a un aumento addirittura del 14,9% della probabilità di pagare dividendi, mentre si accompagna a una diminuzione del 7,4% della necessità di ricorrere a misure statali di sostegno. Inoltre, le imprese con ICG più elevato hanno il 2,22% di possibilità di essere presenti nei Paesi a basso rischio politico ma solo lo 0,86% in quelli ad alto rischio politico, mentre per quelle con indice ICG più basso avviene il contrario: hanno l'1,27% di probabilità di investire in Paesi a minor rischio, contro una probabilità quasi doppia (il 2,44%) di essere in Paesi più problematici. Infine, il 67% delle imprese con ICG alto ha una strategia ESG formalizzata, contro il 58% delle imprese con ICG basso.