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Il Pil cala, ma meno delle attese
Il primo trimestre dell’anno si è chiuso con un dato negativo dopo quattro trimestri consecutivi in crescita, ma il calo (-0,2%) è inferiore alle stime del governo e di Bankitalia (-0,5%). Si tratta però del dato peggiore in Europa: la Francia si è fermata a zero, la Germania ha messo a segno un +0,2%. Più che la crescita, preoccupa soprattutto l’inflazione (6%) che tocca anche gli alimentari.
L'economia italiana arretra nel primo trimestre dell'anno. La ripresa dei casi Covid, lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina il 24 febbraio scorso e l'impennata dei prezzi energetici hanno portato ad una contrazione del Pil tra gennaio e marzo dello 0,2%. Il primo dato negativo dopo quattro trimestri consecutivi di crescita nel 2021, che fa di quella italiana una delle peggiori performance tra i grandi Paesi europei, che pure non hanno brillato: la Germania ha infatti chiuso a +0,2%, la Francia a crescita zero, la Spagna a +0,3% e la media dell'area euro si è attestata, in linea con la variazione tedesca, a +0,2%.
Il calo italiano era comunque più che atteso. Le stime del governo contenute nel Def erano anzi peggiori e indicavano una flessione più che doppia, pari allo 0,5%. Stessa percentuale calcolata anche dalla Banca d'Italia e dall'Ufficio parlamentare di Bilancio nell'ultimo quadro congiunturale. Stando quindi alle prime rilevazioni dell'Istat, l'economia italiana ha reagito meglio del previsto, mantenendo peraltro una crescita sostenuta del 5,8% nel confronto su base annuale, anche se i livelli pre-Covid non sono stati ancora riconquistati. Per recuperare sull'ultima parte del 2019 manca ancora uno 0,4%. Considerando lo scenario internazionale, è difficile prevedere se nel secondo o nel terzo trimestre potrà essere messo a segno, anche se, alla luce dei dati odierni, dopo gli allarmi sulla recessione lanciati nelle ultime settimane anche da istituzioni come il Fondo monetario internazionale, sembra ora prevalere un certo cauto ottimismo. Per il governo è Renato Brunetta ad esporsi. Secondo il ministro della Pubblica amministrazione, l'economia ha retto, le imprese si sono mostrate resilienti e i dati lasciano intravedere che anche i prossimi trimestri potrebbero essere migliori delle attese. Insomma, l'Italia non naviga certo "nelle acque della
recessione". Anche tra gli analisti, Paolo Mameli di Banca Intesa prevede un rimbalzo nei tre mesi in corso, debole ma comunque sufficiente per scacciare lo spettro della temuta recessione tecnica, determinata da due trimestri consecutivi dicontrazione.
A preoccupare resta invece l'inflazione. Ad aprile c'è stato un primo rallentamento dopo ben 9 mesi di accelerazione. Il tasso di crescita dei prezzi è passato dal 6,5% di marzo al 6,2%, grazie soprattutto alla decelerazione dei prezzi energetici. La riduzione delle accise decisa dal governo e il calo delle bollette ratificato il primo del mese dall'Arera - grazie anche in questo caso agli stanziamenti pubblici – hanno fatto la loro parte. Si tratta tuttavia di interventi "di natura temporanea", lamenta però Confcommercio, tutt'altro che rassicurata, come del resto anche Confesercenti, sull'andamento dei prossimi mesi. Anche perché, "come i cerchi di un sasso lanciato nello stagno", hanno spiegato dall'Istat, il caro-energia si sta ora diffondendo ad altri comparti, a partire da quello degli alimentari lavorati che, in controtendenza, ha registrato un'accelerazione dal 3,9% di marzo al 5,4% di aprile. L'effetto si vede tutto sul 'carrello della spesa', che comprende appunto alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona e non i carburanti: l'inflazione è passata dal 5% di marzo al 6% di aprile.
Da tenere sotto attenta osservazione è peraltro anche l'andamento dello spread e delle aste di titoli di Stato. Il differenziale ha raggiunto i 185 punti base, aggirandosi sui livelli di giugno 2020, mentre il Tesoro ha assegnato 6,5 miliardi di euro di Btp a 5 e 10 anni con tassi in deciso rialzo. Il rendimento del Btp quinquennale è salito all'1,91%, mentre quello del decennale è cresciuto al 2,78%, ai massimi da oltre tre anni.