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POLITICA MONETARIA
04/05/2022

La Fed alza i tassi di mezzo punto

Si tratta dell’aumento maggiore dal 2000. Dal 1 giugno inizierà anche il processo di riduzione del bilancio della Fed a colpi di 47,5 miliardi al mese. “La Fed ha gli strumenti per ridurre i prezzi e si sta muovendo rapidamente per farlo”, ha detto Powell escludendo però che alla prossima riunione verrà varato un aumento da 0,75 punti. Tanto basta a Wall Street per innescare un super-rally.

La Fed alza i tassi di interesse di mezzo punto percentuale per la prima volta dal 2000. Una stretta forte e decisa per combattere un'inflazione che galoppa e che rischia di accelerare con la guerra in Ucraina e i lockdown in Cina. Confermandosi falco, la banca centrale americana annuncia anche l'avvio della riduzione del suo bilancio, schizzato a 9.000 miliardi di dollari con la pandemia. Il processo inizierà l'1 giugno a una velocità di 47,5 miliardi di dollari al mese, ma non è escluso che possa successivamente aumentare.
“L'inflazione è troppo alta ed è essenziale abbassarla. Senza stabilità dei prezzi l'economia non funziona per nessuno. Riportare la stabilità è essenziale, nessuno pensa che sarà facile ma una volta raggiunta sarà un bene per tutti”, afferma Jerome Powell aprendo la sua prima conferenza stampa in persona in due anni e rivolgendosi direttamente agli americani. “La Fed ha gli strumenti per ridurre i prezzi e si sta muovendo rapidamente per farlo”, aggiunge il presidente della Fed aprendo a ulteriori rialzi da mezzo punto percentuale nelle prossime riunioni. L'inflazione negli Stati Uniti è in corsa ormai da mesi e in marzo è volata all'8,5%, il livello più alto da quaranta anni, mentre nei Paesi Ocse è salita addirittura all'8,8%, ai massimi dal 1988. Al momento non si intravede all'orizzonte negli Stati Uniti una frenata dei prezzi nonostante il rallentamento dell'economia, che nel primo trimestre si è contratta a sorpresa dell'1,4%.
L'invasione dell'Ucraina è probabile che crei “ulteriori pressioni al rialzo per l'inflazione oltre a pesare sull'attività economica. Inoltre i lockdown per il Covid in Cina potrebbero esacerbare le difficoltà delle catene di approvvigionamento. La Fed è molto attenta ai rischi di inflazione”, il cui livello attuale riflette gli squilibri fra l'offerta e la domanda, si legge nel comunicato finale diffuso al termine della due giorni di riunione. Nel tentativo di stemperare i timori ormai diffusi di stagflazione, Powell assicura che l'economia americana è forte e può sopportare una politica monetaria meno accomodante. Una recessione nel 2023 è data quasi per scontata dagli analisti, ma la vera paura è quella di un'inflazione alta e di una crescita bassa, un fenomeno molto più difficile da combattere. “Ci attendiamo che l'inflazione torni all'obiettivo del 2% e il mercato del lavoro resti forte”, osserva comunque la Fed mostrandosi convinta di poter traghettare l'economia americana a un atterraggio morbido. “Ci sono buone chance” che questo accada, spiega Powell ritenendo “ulteriori aumenti dei tassi di interesse appropriati”. 
Con i rialzi di marzo e maggio, i primi due consecutivi dal 2006, il costo del denaro è salito in una forchetta fra lo 0,75% e l'1,00%. “Sosteniamo la Fed nel ricalibrare la sua politica”, afferma la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, assicurando ulteriori misure dall'amministrazione per ridurre l'inflazione. Secondo gli analisti, la Fed ormai ha aperto il periodo di rialzi dei tassi di interesse più aggressivo della sua storia. E questo perché - è l'idea dei critici - è stata troppo colomba e ora è in ritardo nella battaglia contro il caro-prezzi. Da qui la necessità di agire con rapidità anche se con un rischio elevato di far scivolare l'economia in recessione. La banca centrale avrebbe dovuto alzare i tassi prima, dice senza esitazione l'amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon descrivendo come “forte” l'economia americana e quindi in grado di sopportare i rialzi della Fed. Sulle prospettive economiche, ammette però Dimon, pesa l'incertezza dell'Ucraina, che è il rischio maggiore. Nel caso in cui il conflitto dovesse peggiorare, l'Europa potrebbe scivolare in recessione e questo rischierebbe di infliggere un duro colpo alla ripresa americana.
Pur se in rallentamento, l'economia sta facendo bene: “ci aspettiamo una crescita solida quest'anno e nulla suggerisce che siamo vicini o vulnerabili a una recessione”, rassicura Powell. Wall Street lo ascolta e vola, chiudendo la sua migliore seduta dal maggio 2020 con rialzi fino al 3%. A spingere i listini il fatto che Powell abbia escluso una stretta da 75 punti base nei prossimi incontro.

Autore: ANSA