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Aramco supera Apple: è la n°1 al mondo
Il colosso saudita beneficia del forte rialzo del prezzo del petrolio e del crollo dei titoli tecnologici: vale 2.430 miliardi contro i 2.410 miliardi della società di Cupertino, che a inizio anno aveva toccato quota 3.000 miliardi, per poi perdere più del 16%. Su Apple pesano anche le difficoltà di approvvigionamento, che potrebbero costare 4-8 miliardi di dollari di ricavi nel trimestre
Aramco strappa ad Apple lo scettro di regina del mondo. Complice il balzo dei prezzi del petrolio, il colosso saudita supera Cupertino e si afferma come la società che vale di più al mondo. Il grande sorpasso riflette le forze che stanno muovendo l'economia mondiale. A spingere Aramco è infatti la corsa del petrolio: una volata responsabile di una buona parte della galoppata dell'inflazione e della Fed 'falco' impegnata a combattere il caro-prezzi a suon di rialzi. Una stretta già avviata e che ha causato una fuga degli investitori dai tecnologici, protagonisti di un boom storico durante la pandemia che ha costretto a casa miliardi di persone. All'inizio dell'anno Apple era arrivata a valere 3.000 miliardi di dollari, ovvero mille miliardi in più rispetto ad Aramco. Ma la guerra in Ucraina e la prima stretta della Fed dalla pandemia hanno fatto perdere ad Apple il 16%, innescando allo stesso tempo un'accelerazione delle quotazioni petrolifere che si è tradotta in un rialzo del 27% dei titoli Aramco. E così il colosso saudita è arrivato a valere 2.430 miliardi a fronte dei 2.410 miliardi di Apple, in calo da giorni con Wall Street sulla scia dei timori di una recessione e di una Fed eccessivamente falco.
A pesare su Cupertino sono anche le tensioni alle catene di approvvigionamento che, ha avvertito Apple, potrebbero costare fra i quattro e gli otto miliardi di dollari di ricavi nel trimestre in corso. Apple è solo uno dei colossi di big tech sotto pressione. L'intero comparto è debole ormai da settimane in seguito alla preoccupazione crescente per un'inflazione che non rallenta. I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono saliti dell'8,3% in aprile, sopra le attese degli analisti, ma in rallentamento rispetto al +8,5% di marzo. Una frenata che non rassicura e non sembra in grado di poter cambiare la tabella di marcia della Fed, sul cui tavolo ci sono aumenti dei tassi da mezzo punto percentuale per le prossime riunioni.