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La stretta della Bce preme sull’Italia
Il ministro del Tesoro Franco invita Francoforte a evitare shock: l’ipotesi di un aumento dei tassi di mezzo punto ha infatti mandato al tappeto i mercati e fatto volare lo spread a 224 punti, vicino ai limiti di guardia, mentre Bankitalia taglia le stime di crescita al 2,6% e avverte che con un'escalation della guerra e di interruzioni alle forniture di energia il Pil crollerebbe (-11% nel 2023)
Il bagno di sangue sui mercati rischia di essere solo uno dei problemi sollevati dalla svolta della Bce. La mossa di Francoforte, che di fatto limita i margini di bilancio, restringe le opzioni per il governo in vista della manovra proprio a ridosso delle elezioni. E così, se dal ministro dell'Economia Daniele Franco arriva un invito alla cautela, per il premier Mario Draghi è più pressante che mai cercare una risposta comune europea allo shock energetico. Da Parigi, dove partecipava alla ministeriale Ocse, Franco ha detto che il rialzo dei tassi deve avvenire "senza tensioni e shock": occorre "selezionare le traiettorie di incremento dei tassi da parte delle banche centrali considerando i fattori sottostanti l'aumento dell'inflazione". Con tutti i caveat della correttezza istituzionale, di fatto è un invito alla cautela nei confronti di Francoforte, che studia un rialzo dei tassi da mezzo punto a settembre, in stile Federal Reserve. Una mossa che ha affondato le Borse (Milano a -5,17% brucia 39 miliardi in un colpo solo) con lo spread a 224 che si avvicina a livelli di guardia.
Dietro le parole del ministro c'è la consapevolezza non solo dell'impatto sui mercati, ma anche delle ricadute sulla politica economica. A fine 2021 sul Btp decennale il Mef pagava l'1,1% di rendimento. Il tasso del Btp nel frattempo ha preso il volo: oggi al 3,75%, ai massimi dal 2014. Come spiega Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici, "un aumento di un punto ha un impatto nel primo anno intorno ai tre miliardi". L'istituto stima nei cinque anni successivi 39,4 miliardi in più per finanziare il debito italiano. Si parla di un aumento del tasso medio dei titoli italiani, e per ora l'impatto dello spread "è limitato", dice Cottarelli. Ma se la tendenza a rialzi così repentini si confermasse, qualche problema comincerebbe a porsi. "Preoccupa l'accelerazione così veloce", dice l'ex direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fmi e Commissario alla Spending Review. La guerra scatenata da Putin, del resto, mette l'Occidente di fronte al rischio stagflazione. Da una parte la stagnazione, dall'altra i prezzi alle stelle. E' vero che più inflazione tende ad abbassare il rapporto debito/Pil. E di positivo che la resilienza del manifatturiero italiano: Istat oggi ha registrato un +1,6% di produzione industriale ad aprile su marzo, "il terzo mese consecutivo di crescita congiunturale dell'indice". Ma il caro energia si sta abbattendo pesantemente sulle prospettive di crescita: Bankitalia, che prima della guerra sia spettava un +3,8% per l'Italia, oggi ha tagliato la stima 2022 al 2,6%, anche se la recente revisione Istat fa propendere per un +3% grazie al generoso lascito del 2021. E Via Nazionale avverte che con un'escalation della guerra e di interruzioni alle forniture di energia che spingerebbero l'inflazione annua verso l'8%, la crescita 2022 sarebbe zero, quella 2023 sarebbe negativa di oltre l'1%.
L'impatto di questo combinato disposto Bce-guerra-inflazione rischia di ridurre gli spazi di manovra per il governo, proprio mentre le fibrillazioni politiche paiono destinate a salire in vista della manovra a ridosso delle elezioni 2023. La risposta, oltre che sulla diplomazia sull'Ucraina e quella a livello della Bce - dove livelli di guardia dello spread potrebbero condurre a uno 'scudo' - passerà anche dall'Europa. La sospensione del Patto di stabilità dà ossigeno, ma occorre prestare attenzione ai mercati che saranno vigili sul deficit. Una risposta più strutturale sarebbero un 'recovery' Ue per finanziare con debito comune - liberando margini di bilancio nazionali - misure per attenuare l'impatto dei prezzi energetici. Un passo in tale direzione sarebbe "replicare" il fondo 'Sure' questa volta "mirato all'energia", come ha chiesto Draghi. Bruxelles replica che per questo esiste già il RepowerEu. Ma ancora una volta potrebbe essere una crisi dagli esiti imprevedibili a far fare un altro passo avanti all'integrazione europea.