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Eni rinvia l’Ipo di Plenitude
A sole due settimane dall’annuncio dello sbarco a Piazza Affari, il gruppo ha deciso di prendere ulteriore tempo poiché "le condizioni di mercato si sono deteriorate" e la volatilità e l'incertezza che attualmente coinvolgono i mercati richiedono "un'ulteriore fase di monitoraggio". Per il momento la società “continuerà a sviluppare la propria strategia di offerta di energia decarbonizzata”
La complicata situazione in cui versano i mercati azionari spinge l'Eni a prendere tempo sull'annunciata quotazione di Plenitude, l'ex Eni gas e luce che il gruppo punta a rinnovare e rilanciare come nuova entità. Sono bastati pochi - determinanti - giorni per far cambiare idea al gruppo guidato da Claudio Descalzi. Dallo scorso 9 giugno, data in cui Eni ha comunicato l'intenzione di procedere all'Ipo, "le condizioni di mercato si sono deteriorate". E "malgrado le due società abbiano riscontrato da parte degli investitori un forte e diffuso interesse per Plenitude, nonché un significativo consenso sulla sua strategia", la volatilità e l'incertezza che attualmente coinvolgono i mercati richiedono "un'ulteriore fase di monitoraggio", sottolinea la stessa Eni ad appena due settimane di distanza dalla notizia. Due settimane nelle quali Gazprom ha stretto i rubinetti del gas, il prezzo della materia prima è tornato ad impennarsi, le Borse si sono trovate a fare i conti con l'allarme dei vari Paesi europei e come un macigno è piombato lo spettro sempre più concreto di una recessione mondiale.
Nell'ottica di sostenibilità che Eni ha intenzione di perseguire con sempre maggiore determinazione, entrambe le società assicurano comunque che "continueranno a monitorare il mercato e a sviluppare la propria strategia di offerta di un'energia decarbonizzata a tutti i propri clienti, attraverso lo sviluppo degli investimenti nelle rinnovabili e nella mobilità elettrica".
All'annuncio della quotazione, Eni aveva specificato di voler mantenere la maggioranza delle azioni (intorno all'80%) di Plenitude, valutata l'anno scorso dal mercato fra gli 8 e i 9 miliardi di euro, escludendo lo sconto naturalmente richiesto dal mercato. Descalzi non si era sbilanciato sui tempi dell'operazione, ma indiscrezioni di mercato avevano ipotizzato l'avvio entro fine giugno.