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07/07/2022

Tim cambia pelle: sarà una società di servizi

Al Capital Market Day l’ad Pietro Labriola spiega le linee strategiche e i target del nuovo gruppo in seguito allo scorporo della rete e alla fusione della stessa con OpenFiber. L’indebitamento scenderà sotto i 5 miliardi, il doppio dell’ebitda e la parte Consumer verrà completamente ristrutturata per puntare sulla qualità: no a nuove guerre di prezzi. In Borsa il titolo sale aspettando i conti

La nuova Tim, quella disegnata da Pietro Labriola, sarà una società di servizi, più snella, più efficiente e che per rilanciarsi punta sulla qualità e non sul prezzo. Ci vorranno almeno quattro anni e tanti tasselli dovranno contemporaneamente andare al loro posto, ma il processo è iniziato e il 4 agosto, promette l'ad, anche i conti del semestre gli daranno ragione. "Quello che penso dico e quello che dico faccio", dice Labriola citando il giovane rapper Random. La Borsa reagisce rimbalzando sul finale (+1,2% a 0,257 euro). Per parlare di Dazn o delle gare del Pnrr ci sarà tempo, in serata arriva la conferma che l'offerta di Fastweb e Aruba per il Cloud nazionale è stata pareggiata, e non si sbilancia nemmeno su un possibile ritorno al dividendo: al Capital Market Day "l'obiettivo non era dare guidance, oggi volevamo spiegare il valore nascosto di Tim mostrando la strategia, i kpi, i perimetri e i numeri e continueremo a farlo nei prossimi giorni e settimane con il roadshow". L'unica indicazione finanziaria è quella sul debito, l'obiettivo è scendere sotto i 5 miliardi, due volte l'ebitda, questo è il livello sostenibile per una società di servizi, quello in cui si trasformerà alla fine Tim dopo aver separato la rete per fonderla con Open Fiber in una Rete Unica e alla fine dismettere l'intera quota. "Lo scenario migliore è la vendita a Cdp di Netco ma per ballare il tango non si può essere da soli" e per questo Labriola ha un piano B, la cessione di quote di minoranza in Tim Enterprise e della quota in Netco a un altro investitore finanziario. Anche nel migliore dei casi non sarà un percorso breve, ci vorrà almeno un anno e mezzo. "A fine ottobre è il tempo necessario per la documentazione vincolante, l'esecuzione richiederà circa 15-18 mesi, cercheremo di accorciare questo percorso, ma si tratta di un progetto complesso e i tempi non sono al 100% sotto il nostro controllo" spiega il direttore finanziario Adrian Calaza.
Il Capital Market Day si chiude con la fotografia delle quattro nuove entità. Nel fisso "ci aspettiamo una crescita media annua del 2% al 2030", un potenziale di crescita non sfruttato che sarà accelerato dalla diffusione della fibra e dello switch off del rame e per Netco prevede una contrazione nei ricavi nel 2025 e poi una risalita a 5,4 miliardi nel 2030 con un ebitda di 2,7 miliardi, un picco degli investimenti nel 2025 con 2,2 miliardi che si ridurranno a 0,8 miliardi nel 2030. Il deconsolidamento di netco porterà fino a 11 miliardi di debito fuori dal bilancio Tim.
Per Tim Enterprise "abbiamo grandi ambizioni con ricavi a 5 miliardi nel 2030 con un cambio del mix, il cloud sarà il maggior servizio con un contributo del 50% ai ricavi" mostra Labriola. L'ebitda si stabilizzerà ben sopra il 34% a oltre 1,7 miliardi. Tim Brasil proseguirà sul sentiero già tracciato mentre la grande sfida sarà 'rianimare' il settore consumer. Labriola non fa sconti ai suoi manager: "è inefficiente" e non è un mistero che il mercato di base delle tlc è in sofferenza. Per Tim Consumer si può quindi parlare di una vera e propria ristrutturazione da realizzare in 4 anni. Innanzitutto il modello commerciale "dovrà cambiare dal volume al valore" perché, lo chiarisce subito, "non intendiamo scatenare una nuova guerra dei prezzi: vogliamo stabilizzare i ricavi nel 2024, ridurremo i costi senza essere dirompenti" (previsti a 6,5 miliardi nel 2026, l'ebitda a oltre 1,4 miliardi). Non ultimo il mercato dovrà presto arrivare a un consolidamento e Tim vuole farsi trovare pronta. "Guardando ai dati in Italia si possono reggere 2 o 3 reti mobili, il mercato italiano non può reggerne quattro. Per questo il mercato andrà verso un market repair e noi, se perderemo l'integrazione verticale (con la cessione della Rete) potremo avere un ruolo nel m&a". 

Autore: ANSA