Focus On

CRESCITA
25/08/2022

Stati Uniti in recessione tecnica

Per il secondo trimestre di fila l’economia statunitense registra un calo (-0,6%, meno delle previsioni), ma il mercato del lavoro resta ancora forte e ci si aspetta quindi che la Fed proseguirà nella stretta sui tassi, con la più aggressiva campagna di rialzi dal 1981. Gli analisti si chiedono cosa accadrà quando l’economia darà maggiori segnali di debolezza a fronte di un’inflazione ancora elevata

L'economia americana si contrae nel secondo trimestre dello 0,6%. Un calo inferiore alle attese che non basta però agli Stati Uniti per sfuggire alla definizione di recessione tecnica, concetto non sposato dalle autorità statunitensi che rimandano ogni decisione al National Bureau of Economic Research, l'arbitro delle recessioni americane. Mentre il dibattito impazza sullo stato reale dell'Azienda America, la Fed non mostra alcun segnale di preoccupazione e a chiare note ribadisce la sua intenzione di andare avanti con i rialzi dei tassi di interesse per raffreddare l'inflazione ai massimi degli ultimi 40 anni. In attesa di Jerome Powell, i presidenti delle Fed regionali si alternano ai microfoni dei network americani per spiegare a grandi linee le motivazioni che spingono la banca centrale ad agire. "L'inflazione è alta e la Fed deve alzare i tassi per rallentare la domanda: la banca centrale americana ha spazio per aumentare il costo del denaro e deve andare avanti fino a quando non ci saranno segnali chiari che i prezzi scendono", afferma Esther George, il presidente della Fed di Kansas City e padrona di casa del simposio di Jackson Hole, località del Wyoming immersa nello scenario mozzafiato del Gran Teton National Park. 
"La Fed deve riportare l'inflazione sotto controllo", le fa eco il presidente della Fed di Philadelphia,
Patrick Hacker, dicendosi indeciso sull'ammontare dell'aumento dei tassi a settembre, se dello 0,50% o dello 0,75%. Hacker rassicura anche sullo stato dell'economia. Ritenendo non elevato il rischio di uno stop profondo, spiega come al momento "non sembra esserci una recessione vista la forza del mercato del lavoro".
L'andamento delle richieste di sussidi alla disoccupazione, calate per due settimane, mostrano proprio la tenuta del mercato del lavoro nonostante l'elevata incertezza economica dovuta alla pandemia e la guerra in Ucraina. Una forza che, unita alla galoppata dell'inflazione, complica il lavoro della Fed e rende difficile centrare l'obiettivo di un 'atterraggio morbido' per l'economia. Powell si è detto in più di un'occasione fiducioso sul fatto che il soft landing possa essere raggiunto ma senza convincere del tutto. Questo ha aumentato la pressione su di lui e sulla Fed.
Celebrata due anni fa per aver salvato l'economia e il sistema finanziario dalla pandemia, la banca centrale ha da quel momento commesso alcuni passi falsi. Il maggiore è stato la  diagnosi sbagliata sull'inflazione, definita inizialmente momentanea, ma che si è poi rivelata un enorme problema che ha costretto la banca centrale a correre ai ripari lanciando la più  aggressiva campagna di rialzi dei tassi dal 1981. Proprio dal palco di Jackson Hole nel 2021 Powell aveva parlato di l'inflazione temporanea e cercato di rassicurare. A un anno di distanza la realtà è ben diversa e il presidente della Fed è come non mai sotto una forte pressione per l'esecuzione perfetta di un compito storicamente difficile: attuare una politica monetaria che salvaguardi le credenziali della Fed nella lotta all'inflazione senza causare più perdite di posti di lavoro dello stretto necessario. La posta in gioco per la Fed è alta: c'è la credibilità della banca centrale americana che, secondo gli economisti, sarà messa ancora più alla prova dalla prossima fase di stretta monetaria, ovvero quando l'inflazione non avrà sufficientemente rallentato la sua corsa ma dall'economia arriveranno segnali chiari di debolezza. Segnali ben più chiari di quelli emersi dai recenti dati economici che, pur segnalando una recessione tecnica, mostrano un'economia che tiene ancora grazie alla voglia dei consumatori di spendere. E' sui nuovi dati che la Fed deciderà come procedere nel breve ma anche nel lungo termine con - è la convinzione degli analisti - un'inversione di rotta e un taglio dei tassi già il prossimo anno. 

Autore: ANSA