Focus On

SPECULAZIONE
25/08/2022

Gli hedge fund scommettono contro l’Italia

Secondo il Financial Times, diversi fondi speculativi stanno facendo la più grande scommessa contro il nostro debito pubblico dal 2008: le posizioni short sui Btp ammonterebbero a oltre 39 miliardi di euro. La posizione dell’Italia è vista come debole a fronte del rallentamento dell’economia e della crisi energetica. Lo spread tiene, ma sale il rendimento dei titoli a due anni

L'inflazione alle stelle, i tagli al gas più vicini, la recessione all'orizzonte e il futuro del governo italiano carico di incertezze: per molti è un quadro minaccioso da combattere, per alcuni invece è uno scenario utile per scommettere e fare profitti. Gli hedge fund internazionali, secondo una ricostruzione del Financial Times, stanno facendo la più grande scommessa contro il debito pubblico italiano dai tempi della grande crisi finanziaria. Se lo spread, che anche oggi chiude in calo (a 223,16), per ora non registra i movimenti speculativi che sarebbero già in corso, segnali di tensione sull'Italia si sentono invece sul rendimento del Btp a due anni, che sale di 16 punti base fino all'1,86%. Il quotidiano finanziario di Londra cita i dati di S&P Global Market Intelligence: il valore totale delle obbligazioni italiane in mano agli investitori per scommettere su una caduta dei prezzi ha raggiunto in questo mese un totale di 39 miliardi di euro, il livello più alto da gennaio 2008. A spingere la grande posizione ribassista in atto sarebbero le crescenti preoccupazioni per le turbolenze politiche a Roma e per la dipendenza del Paese dalle importazioni di gas russo.  "È il Paese più esposto ai prezzi del gas e la partita politica è impegnativa", spiega Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay Asset Management, che gestisce circa 106 miliardi di dollari asset. Secondo il Ft, il fondo sta vendendo allo scoperto obbligazioni italiane a 10 anni utilizzando derivati.
La scommessa degli speculatori si basa su previsioni ormai ampiamente condivise. Il Consiglio direttivo della Bce, nella riunione del 21 luglio che ha deciso il rialzo dei tassi, ha sottolineato che vi sono "segnali crescenti di una flessione dell'attività economica nell'area dell'euro che potrebbe estendersi fino al 2023". Il che riaccende i riflettori sulla prossima riunione del board di Francoforte, l'8 settembre, che dovrà decidere l'entità del nuovo rialzo dei tassi. L'inflazione continua a crescere, e in parte anche a causa del deprezzamento dell'euro che per la banca centrale è "un importante cambiamento nel contesto esterno" e comporta "maggiori pressioni inflazionistiche per l'area dell'euro, in particolare attraverso i maggiori costi delle importazioni di energia". In tempi normali, una moneta debole spinge competitività e crescita, ma nello scenario attuale tutto è stato ostacolato dalle restrizioni logistiche globali e dalle catene di approvvigionamento saltate. 

Autore: ANSA