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Gli effetti del sabotaggio di Nord Stream 2
A detta degli esperti occorreranno mesi, se non anni, per riparare l’infrastruttura. La fuoriuscita di metano può creare seri problemi all’ambiente e aumentare la concentrazione in atmosfera di un gas molto più dannoso della CO2. Intanto, il prezzo si impenna e lo stop costringe ad accelerare i piani per attivare forniture alternative alla Russia e ridurre la dipendenza da questo idrocarburo
La fuoriuscita di gas dal Nord Stream rappresenta un "grave danno" che potrà avere un impatto sulla concentrazione di gas serra in atmosfera e, soprattutto, sulla sicurezza energetica dell'Europa. Lo spiegano gli esperti del Cnr e del Politecnico di Milano. La perdita di un gasdotto sottomarino, lontano dai centri abitati, "non pone particolari rischi per la popolazione: al massimo per prudenza si può circoscrivere l'area interessata per interdirla alla navigazione", afferma il chimico Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr ed esperto di tecnologie energetiche. Fermare la fuoriuscita di metano è possibile: "basta agire sui compressori che sono disposti ogni 100 chilometri lungo la linea e che servono a spingere il flusso di gas". Il metano liberato, però, può creare squilibri all'ecosistema marino e soprattutto può avere conseguenze sull'effetto serra. "Una singola perdita, se limitata nel tempo, non ha effetti devastanti, ma comunque contribuisce ad aumentare la concentrazione atmosferica di metano, un gas serra che è decine di volte più dannoso dell'anidride carbonica", sottolinea Armaroli.
Per riparare il danno e ripristinare l'infrastruttura del gasdotto "potrebbero volerci mesi se non anni", aggiunge Giovanni Lozza, direttore del Dipartimento Energia del Politecnico di Milano. "E' un danno molto grave che potrà peggiorare l'attuale crisi delle forniture di gas: se fino a ieri potevamo sperare che la fornitura lungo il Nord Stream venisse riattivata, con un danno del genere i tempi si fanno molto più lunghi, e questo porterà a un rialzo dei prezzi di mercato. Per questo bisogna continuare a cercare forniture alternative di gas, di cui non possiamo fare a meno nel breve termine".
Il problema non riguarda solo il metano come fonte energetica, ma anche come materia prima. "L'industria chimica tedesca ne fa un grande uso, per produrre ogni genere di prodotti, dalle vernici ai fertilizzanti, dai polimeri ai farmaci", ricorda Armaroli. "Se l'industria chimica tedesca si ferma, si potrebbe generare un effetto domino su tutta l'industria europea. L'evento di oggi ci dimostra quanto la nostra infrastruttura energetica sia fragile, a rischio di incidenti e sabotaggi: dobbiamo dunque pensare a come superare la nostra dipendenza dal gas".