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L’aumento Mps nel mirino dell’Antitrust Ue
Secondo il Financial Times, Bruxelles avrebbe acceso un faro sull’operazione a causa della maxi-commissione (125 milioni di euro) prevista per le banche del consorzio di garanzia: il 14,6% contro il 3-5% usuale. Ancora non è stato però aperto un procedimento formale. Intanto, prosegue la raccolta fondi tra Fondazioni e Casse previdenziali, sollecitate dal Tesoro a partecipare all’aumento
L'Antitrust Ue avrebbe acceso un faro sull'aumento di capitale di Mps mettendo nel mirino la maxi-commissione da 125 milioni di euro pretesa dalle banche del consorzio di garanzia e dall'asset manager Algebris per farsi carico del rischio di doversi accollare azioni di Siena per un ammontare massimo di 857 milioni di euro. A riportare la notizia è stato il Financial Times, che ha ricordato come le regole della Ue in materia di aiuti di Stato richiedano che l'intervento pubblico debba avvenire alle stesse condizioni dei privati. "Il punto è se ai garanti dell'aumento sia stato dato un incentivo a differenza dei contribuenti italiani che non hanno ricevuto alcuna riduzione del rischio o altri incentivi", ha dichiarato al quotidiano britannico un funzionario Ue sotto anonimato.
La Commissione non commenta, limitandosi a ricordare, attraverso un portavoce, che "in generale spetta allo Stato membro valutare se una misura specifica comporti un aiuto di Stato" e che in tal caso debba essere notificata a Bruxelles "per la valutazione" prima della sua erogazione. Non risultano però avviati procedimenti, a riprova del fatto che si tratterebbe di valutazioni in fase quanto meno embrionale. All'esame dell'Antitrust ci sarebbe la commissione pagata da Mps ai privati (banche e Algebris) per assicurarsi la sottoscrizione della parte della ricapitalizzazione non coperta dallo Stato, che si è impegnato ad acquistare 1,6 miliardi di euro di azioni senza alcun incentivo. La commissione, pari al 14,6% dell'ammontare massimo delle azioni oggetto di garanzia, si confronta con una 'fee' media del 3-5% per gli aumenti di capitale ed è stata giustificata dai garanti con l'elevata rischiosità di quello senese, il settimo in 14 anni.
Nel caso in cui l'aumento andasse deserto, le banche e i soggetti a cui hanno girato parte del rischio di inoptato (come Axa, Denis Dumont, i fondi Merqant, BlueBay e Pimco), sottoscriverebbero le azioni a sconto del 14,6%, grazie a una commissione "fuori mercato", scrive il Financial Times, pagata da una banca che ha nello Stato il suo primo azionista. Nessuno sconto, invece, per il Tesoro che, dopo aver bruciato i 5,4 miliardi di euro versati 5 anni fa con la ricapitalizzazione precauzionale, non riceverà alcuna remunerazione per il suo nuovo impegno.
In attesa di capire che piega prenderà la vicenda, continuano intanto ad arrivare le adesioni all'aumento da parte delle Fondazioni, mobilitate dal Mef e dal presidente dell'Acri, Francesco Profumo, per sottoscrivere piccole quote e ridurre il rischio di inoptato. Dopo i 10 milioni di euro stanziati da Cariplo, la Compagnia San Paolo promette fino a 10 milioni, con Crt e Crc pronte a metterci, insieme, altrettanto. Altri enti sono stati invitati a contribuire alla raccolta fondi, con l'obiettivo - non scontato visto la ritrosia di alcuni a investire in una banca giudicata dal mercato ancora rischiosa - di arrivare a 80-100 milioni. Una mano dovrebbe arrivare anche dalle casse previdenziali: domani un cda dell'Enpam esaminerà il dossier su Siena predisposto da Eurizon, gestore del portafoglio strategico Italia dell'ente. In Borsa la banca senese si mantiene sotto la soglia dei 2 euro a cui vengono offerte le nuove azioni: il titolo ha chiuso in calo dello 0,16% a 1,98 euro.