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POLITICA MONETARIA
23/11/2022

Ora la Fed frena sul rialzo dei tassi

La banca centrale ribadisce l’impegno nella lotta all’inflazione, ma dai verbali della riunione di inizio novembre emerge la volontà di ridurre la velocità del rialzo dei tassi “per valutare meglio i progressi verso il raggiungimento dei nostri obiettivi”. Quindi niente più rialzi di 75 punti base, a fronte del quinto calo consecutivo dell’indice Pmi. La recessione? “Sarà breve e non terribile”. Salvo sorprese

La Fed si avvia a rallentare la velocità dei rialzi dei tassi di interesse. Pur ribadendo il suo impegno a riportare l'inflazione al 2%, la banca centrale americana appare orientata a frenare la sua campagna di aumenti del costo del denaro, la più aggressiva dagli anni 1980 per combattere un caro prezzi schizzato ai massimi da 40 anni. I verbali della riunione dell'1 e 2 novembre spianano la strada a una stretta dello 0,50% in dicembre, e certificano la possibilità di una recessione il prossimo anno. Le chance che si verifichi sono al 50%.
L'economia americana ha finora tenuto all'ondata di rialzi della Fed, ma gli ultimi dati macroeconomici iniziano a indicare un rallentamento. Fra questi l'indice Pmi composto calato in novembre per il quinto mese. In Europa invece è salito a sorpresa, segnalando come una recessione nell'area euro potrebbe essere meno grave del previsto grazie al raffreddamento  dell'inflazione. Secondo gli economisti l'economia globale è rallentata nel 2022 ma non tanto quanto le previsioni, e questo potrebbe indicare che il mondo potrebbe essere in grado di evitare una profonda battuta d'arresto nel 2023. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea "probabilmente sperimenteranno una recessione breve e non terribile" il prossimo anno, tornando "alla crescita già nel quarto trimestre del 2023", dice al Wall Street Journal Adam Posen, presidente del Peterson Institute for International Economics.
Sulle previsioni però ci sono molte incertezze, dalla guerra in Ucraina alla Cina che, nella sua battaglia contro il Covid, potrebbe imporre misure draconiane. Con i suoi sei rialzi dall'inizio dell'anno, di cui quattro dello 0,75%, la Fed ritiene però di aver messo al sicuro l'economia americana dai maggiori rischi dell'inflazione. Anche se i rialzi infatti proseguiranno, non dovrebbero più esserci – a meno di sorprese - ritocchi da 75 punti base. "Una maggioranza sostanziale dei partecipanti ritiene che un rallentamento della velocità dei rialzi potrebbe essere presto appropriato", afferma la Fed nei verbali dell'ultima riunione mettendo in evidenza come una frenata consentirà di valutare nel dettaglio gli effetti delle decisioni di politica monetaria sull'economia. Ma anche di contenere i rischi alla stabilità finanziaria. "Una velocità ridotta ci consentirà di valutare meglio i progressi verso il raggiungimento dei nostri obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi", osserva la banca centrale americana.
Convinta della necessità di continuare ad alzare i tassi di interesse è anche la Bce. "Ci aspettiamo di alzarli ulteriormente", ha detto il presidente dell'Eurotower Christine Lagarde nelle ultime settimane, ribadendo come il costo del denaro salirà fino a livello in grado di riportare l'inflazione "al nostro obiettivo di medio termine in modo tempestivo". Quanto velocemente e fino a che livello "sarà determinato dalle prospettive dell'inflazione".

Autore: ANSA