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ARGENTINA
08/12/2022

Un dollaro-soia raggiungere i target Fmi

Il governo ha lanciato un programma per incentivare l’export, rimpinguare di valuta le casse della banca centrale e raggiungere gli impegnativi obiettivi fissati dall’Fmi nel 2018. Si tratta di una svalutazione mascherata. Nel Paese esistono dieci diversi tipi di cambio pesos-dollaro, tra cui il dollaro-Coldplay. Secondo gli economisti si tratta di un meccanismo dannoso che produce ulteriore inflazione

Nello spirito di rafforzare le esangui riserve valutarie della Banca centrale argentina (Bcra), il governo di Buenos Aires ha lanciato un programma di stimolo delle esportazioni di soia che in dieci giorni ha già fruttato vendite per 1,3 miliardi di dollari e l'accumulo di divise fresche per oltre 600 milioni di dollari. Il meccanismo, denominato 'dollaro soia', fissa fino al 31 dicembre il valore del biglietto verde a 230 pesos contro i 170 pesos della quotazione ufficiale con l'obiettivo di incentivare i produttori agricoli a vendere il raccolto piuttosto che stoccarlo in attesa di migliori condizioni di cambio. Grazie a questa svalutazione mimetizzata il governo dovrebbe raggiungere entro la fine dell'anno l'obiettivo di incamerare fino a tre miliardi di dollari extra dalle esportazioni e di ridurre fino al 2,5 per cento il rapporto deficit/pil come prevede il rigido accordo siglato con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per il rifinanziamento del debito di 45 miliardi di dollari contratto nel 2018.
La misura si aggiunge ad altre iniziative analoghe adottate dal governo che hanno portato l'Argentina al singolare record di avere oltre dieci diversi tipi di cambio riconosciuti ufficialmente, alcuni introdotti come misura di stimolo ma più spesso invece come deterrente. Tra questi ultimi il più singolare è stato il cosiddetto dollaro 'Coldplay', introdotto repentinamente il 12 ottobre alla luce dello strepitoso fatturato ottenuto dalla band inglese nella recente tappa argentina del World Sphere Tour. La fuoriuscita dal Paese dei 35 milioni di dollari frutto dei 600 mila biglietti venduti per i dieci concerti consecutivi allo stadio Monumental di Buenos Aires ha infatti messo in allarme l'esecutivo che ha prontamente varato un decreto che impone una tassa del 30 per cento extra al tipo di cambio per le "attività ricreative e culturali organizzate nel Paese da non residenti".
Il 13 luglio era stato varato il cosiddetto 'dolar turista', composto dal valore al tipo di cambio ufficiale più una tassa del 75% che si applica sugli acquisti fatti al di fuori dell'Argentina con carte di credito o debito nazionali. A questo si aggiungono poi i tipi di cambio non fissati dal governo e frutto invece della libera dinamica sia del mercato nero, dove regna il dollaro 'blu', sia dei mercati finanziari, dove è legale l'acquisto con pesos di titoli in dollari a un valore denominato 'Mep'. Il valore del dollaro 'blu', che da settimane è sopra i 300 pesos, è quello a cui fa riferimento l'argentino medio, che compra e vende la divisa Usa per mettersi al riparo dalla svalutazione e da un tasso di inflazione che ha raggiunto il 100% annuo.
Secondo il direttore del Instituto de investigaciones económicas (Iie) di Cordoba, Ariel Barraud, l'intervento costante del governo sul mercato dei cambi "se da una parte può dare risultati positivi sul breve termine, è dannoso sul lungo termine come succede sempre quando si interviene il mercato. Nel caso del 'dollaro soia' - ha aggiunto - la differenza tra il valore ufficiale e quello fissato dal decreto viene pagato dallo Stato attraverso emissione monetaria che sul lungo termine alimenta l'inflazione". Secondo Barraud, "avere un prezzo in dollari per ogni prodotto priva il mercato di un riferimento indispensabile e non aiuta a ristabilire la fiducia nel peso", fattore che "rappresenta il vero problema".

Autore: ANSA