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ECONOMIA ITALIANA
18/01/2023

S&P: “Recessione lieve e nessuna crisi del debito”

L’outlook dell’agenzia statunitense non vede grosse criticità per l’economia italiana e se anche i rendimenti dei Btp si attesteranno al 5,2% nel 2024, lo spread rimarrà stabile intorno ai 200 punti. Merito dell’arsenale Bce, ma anche di una "maggiore competitività" dell'Italia e una "maggiore resilienza" delle sue banche, che entrano nel 2023 forti come non sono mai state

Una recessione "lieve e di breve durata" per l'Italia e l'Eurozona nel 2023, che scongiura il rischio di assistere a un remake della crisi del debito sovrano del 2011. I rendimenti dei Btp saliranno sopra il 5% nel 2024, ma lo spread con il Bund non supererà i 200 punti base, protetto dalla Bce e sostenuto dai fondi europei, da un lato, ma anche puntellato da un sistema bancario mai così in salute e da un sistema produttivo nazionale più competitivo. Pur in un contesto di grandi incertezze - dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica, dall'inflazione alla stretta monetaria - la fotografia scattata da S&P nel suo Outlook 2023 offre squarci di azzurro sul nostro Paese. Per il quale, in assenza del 'game changer' rappresentato dalla fine dell'aggressione russa, l'agenzia di rating continua a prevedere una flessione dello 0,1% del Pil, a cui farà seguito una crescita dell'1,4% nel 2024, in linea con il trend dell'Eurozona (Pil invariato nel 2023 e +1,4% nel 2024).
Se la recessione "leggera" è lo scenario base per S&P, il rischio di una crisi del debito viene ritenuto "molto più basso" che nel 2011. Una volta che la Bce avrà terminato la stretta monetaria - i tassi sui depositi sono attesi al picco del 3% tra marzo e maggio - "il rendimento del Btp decennale si attesterà in media al 5,2% nel 2024, mentre il Bund starà sul 3,2%", con uno spread "abbastanza stabile" a 200 punti base, ha spiegato il capo economista Emea, Sylvain Broyer. A scongiurare il rischio di frammentazione è non solo l'arsenale della Bce e la spinta del Next Generation Eu, ma anche una "maggiore competitività" dell'Italia e una "maggiore resilienza" delle sue banche, che entrano in un 2023 "molto incerto" in condizioni "di forza che forse non avevano mai avuto nella loro storia" e senza "le criticità" di alcuni anni fa, ha sottolineato Mirko Sanna, director financial institutions. Stock di crediti deteriorati ai minimi, buoni livelli di capitale e liquidità, una crescita a "doppia cifra" del margine di interesse che sarà in grado di compensare l'aumento delle perdite su crediti, anche in caso di rallentamento più marcato dell'economia, sono i punti di forza del settore. Con un ulteriore cuscinetto rappresentato da 300 miliardi di euro di prestiti coperti dalla garanzia dello Stato.
Oltre alle banche, anche il sistema delle imprese sta dando prova di "resilienza", trovandosi in una posizione "molto migliore" rispetto agli anni del Covid (gli emittenti con outlook negativo sono il 12% contro il 40% raggiunto durante la pandemia). "L'inflazione e i tassi di interesse sono le preoccupazioni principali", che potrebbero "penalizzare le società con flussi di cassa più deboli", ha avvertito Renato Panichi, senior director Emea corporate ratings. Sul fronte energetico la "forte volatilità" dei prezzi del gas deve imporre prudenza. Ma se il crollo delle quotazioni a 50-60 euro al megawattora dovesse consolidarsi "le aziende italiane potrebbero beneficiarne nei prossimi mesi".
S&P giudica "remoto" il rischio di razionamenti dell'energia anche il prossimo inverno, grazie a un livello di scorte che si manterrà "pari o sopra il 50%" alla fine della stagione termica. "Non pensiamo che ci siano interruzioni degli approvvigionamenti per i consumatori", ha detto Emmanuel Dubois-Pellerin, sector lead utilities.

Autore: ANSA