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Non decolla il progetto di moneta unica
La proposta di introdurre una valuta denominata “Sur” per le transazioni commerciali si scontra con lo scetticismo di Messico e Cile. Ad avanzarla erano stati Brasile e Argentina, per limitare la dipendenza dal dollaro, ma il vertice di Buenos Aires si è chiuso con un nulla di fatto. Al momento è previsto solo un fondo di garanzia per il commercio estero istituito dalla Banca del Brasile
Quello del “Sur” è un sogno accarezzato da tempo, ma per ora non sembra destinato a diventare realtà. Non decolla, infatti, la proposta di una moneta comune latinoamericana. Al vertice della Comunità dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi (Celac) di Buenos Aires, primo vero banco di prova del progetto presentato da Brasile e Argentina, ha prevalso lo scetticismo. Il presidente del Messico, Andrés Manuel Lopez Obrador, che si disputa con il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva la leadership regionale, nei giorni scorsi aveva respinto la proposta considerandola riduttiva perché limitata solo all'ambito commerciale. Obrador ha poi snobbato il vertice che ha segnato il ritorno del Brasile nella Celac e ha inviato a Buenos Aires il suo ministro degli Esteri con un'agenda modesta centrata su integrazione e cooperazione in materia sanitaria.
Non troppo convinto della proposta è apparso anche il presidente del Cile, Gabriel Boric, che ha invitato a "pensare sul lungo termine" e ha ricordato che l'Unione europea "ha tardato 50 anni per arrivare alla moneta unica". Il suo ministro delle Finanze, Mario Marcel, è stato invece più tagliente. "Noi ci troviamo bene con la nostra politica monetaria. Quella avanzata (dai presidenti Fernández e Lula da Silva, ndr) è un'idea di cui, per prima cosa, ci preoccuperemo di capire la portata", ha detto.
Lula aveva lanciato l'idea di una moneta comune per la prima volta a maggio, in piena campagna elettorale, per poi tornare a riproporla a novembre prima ancora del suo insediamento. "Se Dio vuole creeremo una moneta unica in America Latina, per non continuare a dipendere dal dollaro", aveva detto. "Abbiamo messo al lavoro i nostri esperti su una proposta di moneta comune che serva inizialmente per il commercio estero e le transazioni tra i nostri due Paesi (Brasile e Argentina, ndr) ma la proposta è aperta a tutti", ha poi affermato il presidente brasiliano nella conferenza stampa al termine dell'incontro di lunedì con Fernandez, prima dell'inizio del vertice. L'Argentina, alle prese negli ultimi anni con una cronica scarsità di dollari per finanziare le sue importazioni, ha aderito fin da subito alla proposta. A maggior ragione considerando che questa veniva dal principale socio commerciale. "Se c'è qualcosa che ci unisce con Lula è la necessità di integrare l'America Latina", ha affermato Fernandez commentando il progetto.
Lo slancio propositivo di Lula e Fernandez si è tuttavia scontrato con una realtà più complicata del previsto. Al termine della bilaterale di lunedì non c'è stato nessun annuncio riguardo una moneta comune, anche fosse solo circoscritta al commercio bilaterale. E neanche si è concretizzato il più modesto obiettivo di concordare uno swap di monete tra le banche centrali. Secondo quanto annunciato ufficialmente, il progetto di moneta comune bilaterale per ora è ridotto infatti a un semplice fondo di garanzia per il commercio estero istituito dalla Banca del Brasile. Se il progetto di una moneta comune latinoamericana ha suscitato tanto scetticismo forse è anche per questo.