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LA NUOVA CORSA ALL’ORO
08/02/2023

Si gonfia la bolla AI e Google paga dazio

Un errore di “Bard”, la piattaforma di intelligenza artificiale in fase di test, costa a Mountain View 100 miliardi di capitalizzazione in un giorno, con il titolo in picchiata a Wall Street. Chiaro segno del nervosismo e delle attese che permeano questo nuovo settore, in cui tutte le Big Tech stanno investendo miliardi. Una dinamica che ricorda la bolla delle dot-com e quella delle cripto-valute

Google perde oltre 100 miliardi di capitalizzazione a Wall Street, con il titolo che chiude in calo del 7,95%, a causa di un errore di "Bard", la piattaforma di intelligenza artificiale che il colosso di Mountain View sta testando e con cui intende fare concorrenza a ChatGPT. Basta questo per capire le attese - a giudizio di diversi esperti eccessive e immotivate - che circondano l'intelligenza artificiale e le sue applicazioni e che stanno concorrendo a gonfiare una vera e propria bolla speculativa in Borsa.
A destare timori sull'accuratezza dei contenuti di "Bard" - che, va sottolineato, è ancora in fase di test -  è stata secondo i media statunitensi la sua risposta a una domanda sulle nuove scoperte del telescopio Webb. Bard ha risposto in modo inaccurato, dicendo che il telescopio aveva scattato la prima foto di un pianeta fuori dal sistema solare, quando invece tale foto è stata scattata dal telescopio Very Large nel 2004.
Tonfo in Borsa a parte, la corsa all'intelligenza artificiale è un fatto che coinvolge la Silicon Valley, alla ricerca di nuovi ricavi e intenzionata a non perdere il treno dell'innovazione. Una corsa che riporta alla memoria la frenesia agli albori delle criptovalute, del business della cannabis legale e della bolla dot-com della fine degli anni ‘90, quando piovevano miliardi sulle start-up senza che venissero fatte troppe domande sulle loro reali prospettive.
Dopo il maxi investimento di Microsoft in OpenAI, la società non profit che ha sviluppato ChatGPT, e l'aspirazione di Mark Zuckerberg a fare di Meta il leader del settore, Google – oltre a testare “Bard” - ha investito 300 milioni di dollari in Anthropic, la start-up specializzata in intelligenza artificiale che produce Cloud, una chatbot di intelligenza artificiale simile a Chat GPT. Scommesse che lasciano intravvedere una guerra fra giganti, come confermato dai numeri.
Nelle conference call e nei comunicati delle trimestrali di Big Tech la parola 'generative AI', l'etichetta usata per descrivere l'intelligenza artificiale che crea contenuti come ChatGPT, è stata usata più di 165 volte, superando il totale dell'intero 2022. Un interesse legato al valore del settore: alcune stime indicano che l'intelligenza artificiale 'generativa' vale oltre 1.000 miliardi. Per la Silicon Valley si tratta in parte di una sfida con se stessa. Molti di coloro che lavorano nel settore sono stati licenziati da Big Tech per controllare i costi. Licenziamenti che li hanno spinti dalla Silicon Valley alla 'Cerebral Valley', il quartier di San Francisco dove si trovano molte start up del settore dell'intelligenza artificiale. Lavorano in quelle che sono chiamate 'hacker house', ovvero spazi di co-working e co-living che sono in qualche modo l'evoluzione dei garage dove vennero create la grandi della Silicon Valley.    
Il boom dell'intelligenza artificiale, secondo Fortune, arriva proprio in un momento di 'eccesso' di lavoratori tecnologicamente molto qualificati e di successi nel settore, grazie anche a prodotti come Dall-E e Chat Gpt, che hanno fatto aumentare l'entusiasmo e l'attenzione sul settore, al momento inondato di liquidità. Secondo il San Francisco Standard, oltre 6,75 miliardi di dollari sono stati stanziati finora a favore delle società di intelligenza artificiale.

Autore: ANSA