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La siccità spinge l’Argentina verso il default
Le entrate dell'export agricolo potrebbero ridursi del 30% a causa della siccità record che sta colpendo il Paese e che rischia di far naufragare il programma economico concordato con il Fondo Monetario. S&P giudica positivamente lo swap del debito in pesos che ha portato le scadenze al 2024, ma in assenza di cambiamenti significativi c’è rischio di inadempienza entro sei mesi
Non c'è una nuvola all'orizzonte da mesi, ma per l'Argentina è quanto di più simile a una tempesta perfetta. La grave siccità che ha colpito l'intero Paese insieme a una serie di ondate di caldo inedite rischia infatti, secondo le stime degli esperti, di ridurre di oltre un 30% le entrate delle esportazioni e di mettere in crisi l'intero programma economico del governo concordato con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Non solo, a rischio nuovamente è anche la solvenza dello Stato sia per quanto riguarda le emissioni in pesos che in dollari. L'agenzia di rating Standard & Poor's ha giudicato positivamente il recente swap di titoli in valuta locale portato a termine dal governo, un'iniziativa che ha spostato al 2024 scadenze altrimenti insostenibili nel contesto attuale. Ma la stessa S&P ha sottolineato che l'Argentina mantiene "un debole accesso al mercato", precisando che l'attuale rating "CCC-" del debito in pesos significa che, "in assenza di cambiamenti significativamente favorevoli è preventivabile un rischio di inadempienza entro i prossimi sei mesi".
Proprio in previsione delle minori entrate delle esportazioni agricole l'Fmi ha permesso all'Argentina questa settimana una riduzione degli obiettivi di accumulazione delle riserve della Banca centrale fissati nel programma Extended Fund Facility (Eff) per la restituzione dei 44 miliardi di dollari del credito Stand By concesso nel 2018 da Christine Lagarde all'ex presidente Mauricio Macri. Nella terza revisione dell'accordo Eff, l'Fmi non ha tuttavia spostato di una virgola l'obiettivo di riduzione del deficit dal 2,3% attuale all'1,9% del Pil entro il 2023. Una circostanza questa, che secondo l'economista consultato dall'ANSA, Emanuel Alvarez Agis, lungi dall'aiutare a risolvere il problema è equivalente a "prestarti un cerino per combattere la siccità".
Secondo il direttore della società di consulting "PxQ", in termini nominali "la siccità comporterà una contrazione dell'ingresso di valuta estera nell'ordine di 18 miliardi di dollari con un impatto negativo diretto sul Pil del 2,4%". Si tratta di un contesto che, se sommato all'imprevedibile impatto dell'attuale tempesta finanziaria, potrebbe azzerare completamente le previsioni di crescita del Paese che lo stesso Fmi ha fissato a un modesto +2% per il 2023. Risolto il problema del debito in pesos con il swap di questa settimana l'unico default in cui potrebbe incorrere l'Argentina nel 2023 sarebbe proprio con il Fondo Monetario Internazionale e, secondo Alvarez Agis, si tratta di "un'opzione da valutare. Un accordo che non tiene conto dell'impatto della siccità condanna il Paese a una crisi economica con conseguenze imprevedibili", ha affermato Agis.