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L’oro torna sopra i 2.000 dollari
Le quotazioni del metallo giallo crescono da settimane, spinte dall’incertezza sulla situazione economica e dalle tensioni nel settore bancario, e toccano i 2.031 dollari, un livello superiore al massimo toccato ad agosto 2020. Intanto, dagli Stati Uniti arrivano segnali di rallentamento dell’economia, mentre la Germania dovrebbe essere riuscita a evitare la recessione nel 2023
L'oro torna a volare mentre i mercati si mostrano nervosi a causa dell'incertezza sulle decisioni delle banche centrali sul rialzo dei tassi per contrastare l'inflazione fuori controllo. In questo contesto gli investitori scelgono i beni rifugio per eccellenza per mettere al riparo i loro patrimoni. Il rally dell'oro, iniziato già nelle settimane scorse con le tensioni del settore bancario, ha portato le quotazioni ad un massimo di giornata a 2.031 dollari l'oncia (+0,4%), superando il massimo registrato ad agosto 2020. Un segnale, secondo gli analisti, che dimostra come i trader stanno valutando "l'andamento dei tassi d'interesse, in particolare quelli statunitensi". Tra le quotazioni dei metalli spicca anche il rialzo dell'argento che ha raggiunto i 24,91 dollari l'oncia, dopo aver toccato il massimo a 25,13 dollari.
In negativo i principali listini europei con Milano maglia nera che cede lo 0,58%, Francoforte (-0,53%) e Parigi (-0,39%), mentre è in controtendenza Londra (+0,37%). Le Borse sono state appesantite dalle banche (-0,5%) e dal comparto tecnologico (-1,5%). In netto calo anche i rendimenti dei titoli di Stato con il decennale italiano che scende al 4% (-10 punti base) e quello tedesco al 2,53% (-6 punti). Lo spread tra Btp e Bund archivia la giornata in flessione a 182 punti. Tra le materie prime il petrolio si mostra debole mentre il gas scende a 44,6 euro al megawattora (-4%).
Dagli Stati Uniti, intanto, arrivano una serie di dati macroeconomici più deboli del previsto che alimentano le preoccupazioni per il rischio di una recessione. Tra i vari dati, il consueto sondaggio di ADP sull'occupazione ha mostrato dati inferiori alle attese. Un elemento che sicuramente sarà valutato dalla FED durante la prossima riunione sulla politica monetaria. Certamente "siamo concentrati sull'inflazione, ma è troppo presto per dire quali saranno le decisioni a maggio sulla politica monetaria", afferma Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank of Cleveland, nel corso di una intervista a Bloomberg Tv. Meno cupe le prospettive di crescita in Europa, in particolare per la Germania. I principali istituti tedeschi di ricerca economica non prevedono più una contrazione dell'economia per il 2023, ma una leggera crescita dello 0,3%. In autunno, gli istituti avevano invece ancora previsto una contrazione dello 0,4%. Bene anche gli ordini di fabbrica che a febbraio sono saliti oltre le stime, con un rialzo del 4,8%. In linea con le previsioni l'indice PMI composito che a marzo è salito da 50,7 a 52,6 punti.