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UNIONE EUROPEA
18/04/2023

Bruxelles approva il Chips Act

Sul piatto 50 miliardi di denaro pubblico e privato per spingere l’Europa ad essere più autosufficiente nella produzione di beni strategici come i semiconduttori e a raddoppiare la produzione dal 10% attuale al 20% del mercato globale entro la fine del decennio. In arrivo anche il cyber-scudo per la sicurezza delle infrastrutture strategiche con centri operativi in tutta Europa.

Un modo di "prendere in mano il suo destino" e sfidare a viso aperto gli ancora irraggiungibili giganti asiatici e i maxi-sussidi di Washington. L'Europa taglia il traguardo sul Chips Act e punta dritta a intercettare i mercati del futuro per emanciparsi dal ruolo di vassallo e reggersi sempre di più sulle proprie gambe. Un piano da quasi 50 miliardi di Euro in denaro pubblico e privato che, con la benedizione del Parlamento europeo e dei governi nazionali arrivata a tempo record, è pronto ora a spingere la produzione europea dei semiconduttori portandola a raddoppiare dal 10% su scala globale di oggi al 20% entro la fine del decennio. E, a rafforzare la sovranità tech del Continente, arriva anche il nuovo cyber-scudo per proteggere i Ventisette dagli attacchi informatici e dalle interferenze straniere.

Su un terreno segnato dallo strapotere di Cina, Taiwan e Corea del Sud nella produzione mondiale dei chip, la vulnerabilità dell'Ue si è fatta via via più evidente con le crescenti incertezze geopolitiche alimentate dall'aggressione della Russia in Ucraina. Anni di dipendenza dall'Asia e mesi di strozzature nella filiera - tra caro energia e tagli alle forniture - che hanno convinto Bruxelles a scommettere su una controffensiva presentata nel febbraio 2022 e che ora può vedere la luce. Sul piatto del tessuto industriale continentale ci sono 43 miliardi di Euro in investimenti, di cui 3,3 miliardi dal bilancio dell'Ue, a cui si aggiunge un fondo da 5 miliardi di Euro dedicato alle start-up, e poi mega-impianti ancora tutti da costruire, e nuove regole commerciali già validate che aprono i rubinetti degli aiuti di Stato alle aziende che vorranno contribuire alla causa, scongiurando una fuga oltreoceano nelle braccia dell'amministrazione Biden e del suo pacchetto di aiuti da 369 miliardi di dollari.

La sfida dei chip - affiancata dal Critical Raw Material Act presentato a marzo per aumentare l'estrazione delle materie prime strategiche sul suolo europeo - avrà, nella visione della presidente Ursula von der Leyen, un effetto domino sull'Ue portandola a rafforzare "la resilienza e la sovranità digitale" con "un'industria tecnologica pulita" tutta 'in house'. E permettendole, negli auspici del commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, e della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di "prendere in mano il proprio destino" e "stimolare gli investimenti". A patto però di riuscire a creare quei campioni europei più volte idealizzati per competere con Cina e Stati Uniti senza frammentare il mercato unico a svantaggio di chi deve fare i conti con cordoni della borsa più corti. Un rischio evocato più volte negli ultimi mesi e già evidente nei primi annunci dell'americana Intel, pronta a offrire a Magdeburgo 17 miliardi di Euro per una mega fab capace di trasformare il land tedesco della Sassonia-Anhalt nel centro europeo dei semiconduttori.

A proteggere i sogni di leadership tecnologica dell'Ue nel frattempo potrebbe arrivare anche il nuovo cyber-scudo appena lanciato dall'esecutivo comunitario con il suo Cyber Solidarity Act, che punta a dislocare già dal 2024 su tutta l'Unione centri operativi pronti a rilevare le minacce alle infrastrutture critiche e a intervenire in modo tempestivo contro gli hacker. Un "cambiamento radicale" necessario per Bruxelles. Con un occhio sempre rivolto alla Russia. 

Autore: ANSA