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RIPRESA ECONOMICA
19/04/2023

La Cina sorprende: il PIL cresce

Un primo trimestre al di sopra delle attese per l’economica cinese che, cadute le restrizioni della politica zero-Covid, vede una significativa ripresa dei consumi che trainano la crescita del PIL. Il dato trimestrale ha allontanato lo spettro di una recessione globale, ma la ripresa non è ancora consolidata e i dati sono contrastanti. Per il 2023 Pechino ha annunciato un target di crescita del 5%.

I consumi sono diventati nel post-Covid il fattore primario della crescita in Cina, capace di ritornare locomotiva e di centrare un PIL oltre le attese nel primo trimestre del 2023: +4,5% a fronte del 2,9% di ottobre-dicembre e del 4% atteso dagli analisti. Il rialzo su base congiunturale è stato del 2,2% sullo 0,6% rivisto dei tre mesi precedenti e sul 2,2% stimato. Dopo il sorpasso della produzione industriale nei primi due mesi dell'anno (2,4% contro 3,5%), le vendite al dettaglio hanno avuto un andamento molto più solido a marzo: +10,6% rispetto al +3,9% della produzione, utile a tarare i rapporti nel trimestre a +5,8% contro +3%.
La ripresa cinese, lungi dall'essere consolidata, ha allontanato lo spettro di una recessione globale, generando reazioni contrastate sui listini in Asia, in rialzo Europa (sotto l'1%) e negative negli Usa. Il dato "suggerisce che la Cina sta lentamente iniziando a vedere una ripresa del ruolo dei consumi come motore della crescita", ha notato Michael Pettis, professore di Finanza alla Peking University. "Dovremmo vedere proseguire questa tendenza, e persino accelerare, nei prossimi 1-2 trimestri con un parziale risveglio sulla terribile performance dei consumi dello scorso anno", ha aggiunto su Twitter, segnalando il rischio debito: "il finanziamento sociale totale è salito a 14.520 miliardi yuan (2.135 miliardi di dollari, ndr) nel primo trimestre, quasi il 51% del PIL di 28.500 miliardi".
Dall'esame della tornata di dati diffusi dall'Ufficio nazionale di statistica è emerso un quadro contrastante, con la frenata degli investimenti: quelli in asset fissi sono saliti del 5,1%, a 10.730 (1.500 miliardi di dollari) nei primi 3 mesi, meno del 5,7% atteso e del 5,5% del primo bimestre. In difficoltà il settore immobiliare (-5,8%), un tempo fonte del 25% circa del PIL, mentre gli inizi di nuove costruzioni sono crollati del 19,2% e le vendite di proprietà in valore sono aumentate invece del 4,1%, con i prezzi delle nuove case saliti al ritmo più veloce in 21 mesi. Gli economisti rimangono ancora divisi sul fatto che il governo debba lanciare più stimoli per la crescita, ma se i consumi dovessero restare sui valori di marzo (+10,6%, ai massimi da giugno 2021), le autorità potrebbero evitare misure ad hoc. La scorsa settimana, l'interscambio di marzo ha mostrato il balzo inatteso dell'export cinese (+14,8%), per la prima volta in sei mesi, ma alcuni analisti hanno avvertito che potrebbe essere un flusso di ordini inevasi per il Covid. La disoccupazione, invece, si è attestata al 5,3% (5,6% a febbraio), ma quella di età compresa tra i 16 e i 24 anni è risalita al 19,6% (da 18,1%): è il più sensibile campanello di allarme per la leadership comunista, dovendo assicurare l'ingresso di milioni di laureati nel mondo del lavoro.
Nel 2022 la Cina è cresciuta del 3%, al ritmo più basso degli ultimi decenni, scontando le misure draconiane anti-Covid che hanno paralizzato produzione e consumi e che sono state rimosse solo agli inizi di dicembre. Per l'anno in corso, il governo centrale ha annunciato a marzo un target di "circa il 5%". Intanto, alla luce del PIL di gennaio-marzo, diversi istituti hanno rialzato le stime sulla crescita cinese del 2023: Citi le ha riviste dal 5,7% al 6,1% e J.P. Morgan dal 6% al 6,4%.
 

Autore: ANSA