Focus On

UNIONE EUROPEA
24/05/2023

Green Deal a rischio, primi stop alle nuove norme

Automotive, allevamenti e pesticidi: su questi tre punti si concentrano i malumori delle cancellerie europee – in particolare di Berlino e Parigi – che si saldano con la contrarietà del Ppe, il gruppo più numeroso al Parlamento europeo e rischiano di far deragliare la riforma promossa dalla Commissione Ue, specie se dovesse saltare la precaria maggioranza in Commissione Ambiente.

Il Green Deal rischia di incagliarsi su mucche e automobili. Dopo aver approvato nei mesi scorsi a tempo di record una riforma epocale del mercato della CO2, leader nazionali e partiti politici dell'Eurocamera frenano sul Patto Verde, simbolo della Commissione von der Leyen. Le resistenze maggiori sono sulle proposte di intervento sul settore delle auto e sulle iniziative per l'agroalimentare. In principio è stata l'automobile, con l'accordo sul regolamento che vieta la vendita di auto a benzina e diesel dopo il 2035 rimesso in discussione dalla Germania. Ci è voluto un mese per superare l'impasse, con conseguente rafforzamento dei liberali e ridimensionamento dei Verdi nella coalizione di governo di Berlino. Intanto Roma e altre sette capitali, tra cui Parigi, hanno definito "irrealistico" il nuovo standard Euro 7 per le emissioni dei motori. La Francia, da parte sua, sta rallentando i tempi dell'adozione formale del regolamento sulle rinnovabili, perché vuole maggiori garanzie sul riconoscimento del nucleare. E il 12 maggio parlando all'Eliseo con gli industriali, Emmanuel Macron ha detto che servirebbe una pausa nella legislazione green dell'Ue. Parole alle quali si aggiungono quelle del premier belga Alexander De Croo, che ha chiesto un "rallentamento" delle norme ambientali.
Nell'Europarlamento, da mesi il Ppe, il più numeroso dell'emiciclo, chiede la stessa cosa, soprattutto sui dossier dell'agricoltura, con almeno tre provvedimenti ad alto rischio. E, sul Green Deal sembra rafforzarsi il dialogo tra i Popolari e le destre: il tema sarà cruciale alle europee e, forse, anche per la formazione della futura maggioranza a Strasburgo. La prima misura a rischio è quella sulle emissioni industriali, che include per la prima volta gli allevamenti bovini. Un emendamento "salva-stalle" non è passato in commissione Ambiente per una manciata di voti. Inedito è il fatto che la commissione Ambiente non sia andata oltre, anzi abbia ridimensionato le proposte della Commissione europea. Il regolamento sul ripristino degli ecosistemi naturali, che prevede piani nazionali per la biodiversità da attuare sotto stretta osservazione di Bruxelles con misure specifiche per i suoli agricoli, è stato già respinto da due commissioni diverse del Parlamento europeo, con il voto decisivo del Ppe e di esponenti dei Liberali e della Sinistra. Con equilibri del genere, potrebbe diventare precaria anche la maggioranza nella commissione Ambiente, quella con la competenza principale.
Il terzo provvedimento in bilico è la proposta di riduzione dell'uso dei pesticidi del 50% entro il 2030, che il Ppe ha bollato come "irrealizzabile" e che crea molto disagio anche in Consiglio Ue. Con la formula sui target nazionali ipotizzata dalla Commissione, l'Italia avrebbe l'obbligo di tagliare i pesticidi del 62% entro la fine del decennio. 

Autore: ANSA