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MATRICOLE
22/08/2023

I chip Arm puntano al Nasdaq

Il colosso dei semiconduttori controllato da Softbank prepara la più grande Ipo del 2023. Il valore stimato è di 60-70 miliardi di dollari per il 100% dell’azienda leader nei chip per smartphone e praticamente onnipresente nei prodotti tecnologici: dall’internet of things ai Pc. Il punto debole rischia di essere la Cina, da cui Arm ricava il 25% del fatturato. Per l’Ipo un maxi-consorzio di 28 banche 

La holding giapponese Softbank rompe gli indugi e avvia il conto alla rovescia che porterà il produttore di microprocessori Arm a Wall Street, in quella che si delinea come la più grande quotazione dell'anno e la maggiore negli Usa da quella, prezzata 70 miliardi di dollari, del produttore di veicoli elettrici Rivian, nel novembre 2021. Arm punterebbe a strappare una valutazione tra i 60 e i 70 miliardi, coerente con quella a cui Softbank, ad agosto, ha riacquistato per 16,1 miliardi di dollari il 25% della società dal suo fondo di investimento Softbank Vision Fund, in un’operazione infragruppo che valuta l'intero capitale di Arm 64 miliardi. Anche se, avverte il documento di offerta depositato alla Sec, il prezzo della transazione "potrebbe non essere indicativo" di quello a cui Wall Street comprerà le azioni.
Il roadshow della quotazione, riferisce Bloomberg, dovrebbe tenersi nella prima settimana di settembre, mentre nella seconda le azioni dovrebbero essere prezzate. Per lo sbarco in Borsa, Arm e Softbank hanno chiamato un plotone di 28 banche guidato da Barclays, Goldman Sachs, Jp Morgan e Mizuho e nelle cui file è presente, unica italiana, Intesa Sanpaolo.
Arm, delistata da Softbank nel 2016 per 32 miliardi di dollari, è praticamente monopolista nel mercato dei processori (cpu) per smartphone, con i suoi prodotti che abilitano le funzioni di 'computing' di "oltre il 99% degli smartphone mondiali", si legge nel prospetto. Ma gli oltre 250 miliardi di chip prodotti fino ad ora "alimentano qualsiasi cosa, dai più piccoli sensori ai più potenti supercomputer", facendo funzionare "la grande maggioranza del software mondiale, inclusi i sistemi operativi e le applicazioni per smartphone, tablet e personal computer, i data center e l'apparecchiatura di networking, i veicoli, i sistemi operativi di device come gli smartwatches, i termostati, i droni e la robotica industriale". Al punto che, stima Arm,  "circa il 70% della popolazione mondiale utilizza prodotti" che fanno ricorso alla sua tecnologia.
Lo sbarco in Borsa non sarà comunque una passeggiata, nonostante Arm - che ha chiuso il 2022 con 2,68 miliardi di ricavi (-1%) e 534 milioni di utili (-22,5%) - intenda cavalcare l'onda dell'intelligenza artificiale per compensare un mercato dei smartphone in frenata. Ad allarmare gli investitori è soprattutto la forte sensibilità ai rischi "economici e politici" che gravano sulla Cina, da cui Arm trae un quarto dei suoi ricavi, e che potrebbero essere esacerbati dalle "tensioni" con gli Usa e la Gran Bretagna in materia di "commercio e sicurezza". Le prospettive del mercato dei semiconduttori in Cina, in passato uno dei traini del settore, sono "incerte" mentre Arm potrebbe vedersi bloccato in tutto o in parte l'accesso al mercato in caso di guerra commerciale o veti legati alla sicurezza. Senza contare che gli affari con Pechino sono mediati da Arm Cina, una entità indipendente su cui Arm non ha poteri di gestione né diritto di rappresentanza in cda.
I proventi dell'Ipo andranno tutti a Softbank che dalla quotazione potrebbe ricavare 8-10 miliardi di dollari restando comunque saldamente azionista di maggioranza.

Autore: ANSA