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Gli Usa contro Google: al via il processo
A 25 anni dal caso Microsoft, l’antitrust porta in tribunale il colosso di Mountain View, accusato di monopolio nella ricerca web e di pratiche anticoncorrenziali. L’azienda respinge le accuse che sarebbero frutto di un’idea sorpassata del web e cita come piattaforme rivali TikTok e Amazon. A decidere le sorti dello scontro è il giudice del Distretto di Columbia Amit P. Mehta
La battaglia fra Google e il Dipartimento di Giustizia arriva in tribunale. A 25 anni dallo scontro con Microsoft, le autorità americane portano il colosso di Mountain View davanti al giudice accusandolo di aver soffocato la concorrenza. In quello che è il primo processo per monopolio nell'era moderna di internet la posta in gioco è alta soprattutto per l'amministrazione Biden, chiamata a dimostrare la sua forza e la sua capacità di contenere i giganti di Big Tech.
Un test non facile, che riporta alla memoria il caso di Microsoft agli inizi del web. Proprio al caso di Redmond degli anni ‘90 le autorità americane fanno riferimento nella documentazione presentata alla corte. Google, a loro avviso, ha usato lo stesso copione di Microsoft per affermarsi e ottenere il monopolio nella ricerca online. Jonathan Kanter, il capo della divisione antitrust del Dipartimento di Giustizia appartenente a quella nuova generazione di funzionari antitrust progressisti scelti da Joe Biden per domare lo strapotere delle aziende, dovrà convincere il giudice della bontà e della correttezza delle tesi contro Google, che ha spuntato contratti per garantire che il suo motore di ricerca fosse di default su un’enorme platea di dispositivi, ad esempio quelli Apple. Contratti - è la tesi - che hanno soffocato la concorrenza e non consentito ai rivali reali e potenziali di offrire un'alternativa.
Accuse che Google respinge seccamente: i contratti siglati sono legali e portano benefici per i consumatori, ai quali viene così offerta la miglior tecnologia. Mountain View, infatti, ritiene che il suo successo sia legato al fatto che produce il miglior motore di ricerca: i consumatori hanno la possibilità di scegliere fra le varie alternative sul mercato, ma alla fine preferiscono Google perché è il più utile. Come rivali Mountain View cita Amazon e TikTok che, pur non operando nella ricerca, sono le destinazioni privilegiate per i consumatori a caccia di prodotti e contenuti. Destinazioni che consentono di saltare completamente il passaggio della ricerca su Google.
Nell'esercito di legali che lavorano alla difesa di Mountain View in prima fila c'è Kent Walker, convinto che le accuse mosse dal Dipartimento di Giustizia contro Google affondando le radici in un'idea ormai datata, e che risale agli anni ‘90, ovvero che è difficile cambiare e divincolarsi fra servizi internet rivali. Un'ipotesi che, a suo avviso, forse poteva essere vera 25 anni quando il web era ai suoi albori, ma che ora non ha alcuna base. Per dimostrare la sua tesi, Google intende chiamare vari testimoni, probabilmente anche l'amministratore delegato Sundar Pichai. I fondatori del gruppo di Mountain View, Larry Page e Sergey Brin, non sono invece attesi in tribunale.
Nel processo senza giuria, a decidere le sorti dello scontro è il giudice del Distretto di Columbia Amit P. Mehta, nominato da Barack Obama nel 2014. Nella prima parte del processo Metha sarà chiamato a stabilire chi ha ragione, e nella seconda i rimedi. Il Dipartimento di Giustizia non ha specificato cosa potrebbe chiedere a Google in caso prevalesse in tribunale ma, secondo indiscrezioni, potrebbe spingersi fino a chiedere uno spezzatino della società oltre che significative sanzioni. Sullo scontro diretto fra Google e le autorità americane sono puntati i riflettori della Silicon Valley. Una vittoria di Mountain View sarebbe infatti un sospiro di sollievo per gli altri colossi tech finiti nel mirino dell'antitrust americano.