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Il Tesoro cede il 25% di Mps per 920 milioni
Con un’operazione di accelerated book building che ha registrato una domanda record (cinque volte superiore all’offerta) il Mef ha potuto ridurre al 4,9% lo sconto sul prezzo di Borsa: la quota nel capitale scende dal 64,2 al 39,2%. A comprare le azioni tanti fondi e investitori istituzionali italiani ed esteri. L’uscita del Tesoro dal capitale si fa più concreta, ma il titolo in Borsa perde l’8%
Blitz del Tesoro che colloca sul mercato una quota del 25% di Mps, scendendo in un colpo solo dal 64,2% al 39,2% del capitale. Le azioni dell'istituto senese, un tempo ripudiate dal mercato, sono andate a ruba, al punto che il Mef, dopo aver registrato una domanda cinque volte superiore all'offerta, è stato costretto ad aumentare il quantitativo messo in vendita, inizialmente pari al 20% del capitale. L'operazione, strutturata attraverso una procedura accelerata di raccolta ordini, è stata affidata a un consorzio costituito da Bank of America, Jefferies e Ubs "con l'obiettivo - si legge in una nota del Mef - di promuovere il collocamento delle suddette azioni presso investitori qualificati in Italia e investitori istituzionali esteri" e "rappresenta la prima fase del più ampio processo che porterà il Mef a valorizzare pienamente la banca, nell'interesse della stessa e di tutti gli stakeholders, nel contesto del solido quadro patrimoniale e reddituale" dell'istituto "e delle sue prospettive di ulteriore sviluppo".
All'offerta del Mef hanno risposto oltre un centinaio di fondi, sia quelli con strategie di lungo periodo che hedge, e soprattutto dall'estero e tutti con piccole quote, la maggior parte sotto l'1 per cento. Dalla vendita delle azioni – che grazie alla forte domanda ha permesso di ridurre dal 6% al 4,9% lo sconto sulle quotazioni di Borsa – il Tesoro incassa 920 milioni, con una plusvalenza del 46% rispetto ai 2 euro a cui, un anno fa, ha sottoscritto l'aumento da 2,5 miliardi. La cessione della quota consente al Tesoro di mantenere le promesse fatte alla Ue di uscire dal capitale e di avviare il piano di privatizzazioni previste dal Governo per i prossimi 3 anni finalizzate alla riduzione del debito pubblico. Quanto a ulteriori collocamenti non vengono esclusi, anche se sul 'se' e sul 'quando' tutto dipenderà dalle condizioni di mercato, non c'è una procedura da seguire e la linea scelta dal Mef è quella di aspettare il momento migliore per il massimo interesse pubblico.
A caldo il titolo in Borsa perde il 7,94% a 2,83 euro, scendendo sotto il prezzo fissato per il collocamento ( 2,92 euro con uno sconto del 4,9% sulla chiusura di lunedì 20 novembre) ma l'operazione non era del tutto inattesa, fa notare Equita, considerando la recente forte performance del titolo (+30% nell'ultimo mese), supportata oltre che dal miglioramento operativo della banca, dalla riduzione del petitum di rischi straordinari (il 27 novembre ci sarà la sentenza d'appello sul caso Viola-Profumo), dal recente doppio upgrade di Fitch sull'emittente e dal miglioramento dell'outlook da parte di Moody's sul rating sovrano. La cessione del 25% faciliterà poi eventuali operazioni di M&A, suggeriscono gli analisti, in quanto consentirà al Mef di presentarsi alle nozze con una quota meno ingombrante. E' infine "un buon segnale" nei confronti delle autorità europee, che potrà essere fatto valere anche qualora debba essere negoziata una nuova proroga.
Ad acquistare le azioni cedute dal Tesoro ci sono alcuni gestori italiani che avevano già sottoscritto l'aumento di capitale, come Algebris, Anima, Eurizon, Fideuram e Mediolanum, ma anche nomi nuovi come Kairos e Azimut; tra i grandi fondi internazionali, tra quelli che dovrebbero aver preso quote 'rotonde' ci sono Wellington, Tosca Fund e Norges. Le casse e le Fondazioni invece, che con il Mef avevano fatto un'operazione di sistema sono rimaste fuori dalla partita.