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Assogestioni: “Riaprire il confronto sul ddl Capitali”
L’associazione e diversi esponenti degli investitori istituzionali sono critici sulle norme che regoleranno la lista del cda e il voto multiplo, perché potrebbero portare a “ significative distorsioni nel rapporto fra gli attori del mercato”. Il governo respinge le critiche, specie sul voto multiplo: "le eccezioni sono i Paesi che non lo consentono", ha sottolineato il sottosegretario Federico Freni
Continua il fuoco di sbarramento di una parte del mercato contro le norme sulla lista del cda e sul voto multiplo contenute nel ddl Capitali. L'occasione per chiedere al governo un ripensamento, specialmente della norma sulla nomina del board, è stata offerta dal convegno di Assonime sulla corporate governance, che ha visto a confronto esponenti di governo, tecnici del Mef e attori del mercato. Il testo è alle battute finali alla Camera, dove è atteso all'esame dell'aula dopo aver ottenuto l'ok dal Senato. "L'auspicio di Assogestioni è che il governo colga l'occasione della delega alla riforma del Tuf per riaprire un tavolo di confronto", ha detto il presidente dell'associazione del risparmio gestito, Carlo Trabattoni. L'obiettivo è arrivare a "norme comprensibili e di applicazione certa" dopo che gli emendamenti su voto multiplo e lista del cda hanno creato "disequilibri e incertezze interpretative" che possono portare a "significative distorsioni nel rapporto fra gli attori del mercato, generando esiti opposti" a quelli voluti dal ddl.
A difesa del testo si è schierato il sottosegretario del Mef, Federico Freni, che ha respinto le critiche e invitato tutti a cercare soluzioni con "percorsi condivisi, ancorché non unanimi. La diversità di posizioni, che esiste ed è fisiologica, non deve diventare scontro", ha detto Freni, che ha difeso le scelte sul voto multiplo: "le eccezioni sono i Paesi che non lo consentono", mentre l'Italia, che non sposa la deregulation olandese, delegherà ogni scelta all'assemblea straordinaria.
"Regolare un sistema - ha spiegato - vuol dire avere il coraggio di mettere a terra norme che funzionino, stabili, che diano affidabilità al mercato".
Dal palco, accanto al generale "apprezzamento" per l'impianto della riforma - la cui approvazione "ci auguriamo avvenga nelle prossime settimane", ha detto la presidente di Assonime Patrizia Grieco - sono però arrivate diverse richieste di rivedere la norma sulla lista del cda. "Ci sono alcuni passaggi tecnici che meriterebbero una rivisitazione perché rischiano di creare un po' di perplessità negli investitori istituzionali", ha detto il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi. "Non si possono prendere pezzi da sistemi diversi" perché "il trapianto potrebbe non funzionare bene", ha avvertito la consigliera di Generali, Luisa Torchia. Più dura la cacciatrice di teste di Spencer Stuart, Giovanna Gallì: con queste norme "è evidente che nessun board deciderà di presentare una lista". Di carattere generale, invece, le considerazioni del presidente di Unicredit, Pier Carlo Padoan: "per le imprese non c'è nulla di peggio che vedersi condannare ad aggiornamenti continui di norme spesso molto invasive e di cui spesso ci si chiede a che cosa servano".