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La Germania è sempre più in crisi
Crolla la produzione industriale, che segna un -3% rispetto a dicembre 2022 attestandosi ai minimi degli ultimi 14 anni, mentre gli scioperi per gli aumenti salariali paralizzano il trasporto aereo. L’economia è in sostanziale stagnazione, con un Pil che ha chiuso il quarto trimestre 2023 in calo dello 0,3%, mentre per il 2024 pesano ancora la debolezza della domanda e la crisi energetica
Un nuovo sciopero dei trasporti, stavolta dell'ex-compagnia di bandiera Lufthansa, uno di quelli di scioccante risonanza mediatica; e un nuovo indicatore in calo, stavolta record come quello della produzione industriale. Un brutto uno-due per la Germania, la massima economia del continente sempre più in crisi sui due elementi del mix che l'hanno fatta grande: la crescita e la pace sociale, minacciate fra l'altro da calo dell'export e inflazione.
Dopo macchinisti di treni, autisti di autobus e personale di sicurezza degli aeroporti, oggi è toccato a quello di terra di Lufthansa chiamato a uno sciopero "di avvertimento" di 27 ore in cinque scali tedeschi dal sindacato del pubblico impiego per sostenere una vertenza contrattuale. Il risultato è stata un'altra giornata di passione per i passeggeri: in oltre centomila che volevano partire, arrivare o transitare a Francoforte, Monaco, Amburgo, Berlino e Duesseldorf hanno dovuto cambiare piani perché la compagnia ha cancellato circa il 90% degli oltre suoi mille voli previsti. A Francoforte sul Meno, l'aeroporto più grande del Paese, e uno di maggiori hub in Europa, è stata cancellata quasi la metà dei 1.100 voli della giornata. Difficilmente precisabili, ma sicure, le ripercussioni su altri scali europei. Sulle tv tedesche c'è stata una litania di lamentele di passeggeri spaesati con in mano o nel telefonino un biglietto della compagnia che sta cercando di convincere Bruxelles ad autorizzare la sua acquisizione di Ita Airways. Ma tutto sommato è stato poco rispetto allo sciopero-record di sette giorni che ha paralizzato la Germania a fine gennaio per la più lunga astensione dal lavoro nella storia delle ferrovie tedesche.
La rincorsa agli aumenti contrattuali è stata innescata chiaramente dalla fiammata inflattiva che all'inizio dell'anno scorso ha raggiunto picchi poco sotto il 10% che non si registravano dal dopoguerra. La crescita dei prezzi al consumo è rallentata più del previsto a gennaio, attestandosi al 3,1%, ma l'assalto dei sindacati agli aumenti retributivi ormai ha preso slancio dopo che l'anno scorso sono stati ottenuti aumenti anche del 10% in vari settori. Una rincorsa che si inserisce in un quadro di sostanziale stagnazione: il Pil si è contratto dello 0,3% nel quarto trimestre del 2023 e l'anno in corso è iniziato in modo incerto, tra debolezza della domanda globale, alti tassi di interesse e perduranti conseguenze della crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina.
La conferma è venuta con il dato della produzione industriale crollata dell'1,6% a dicembre, sorprendendo gli analisti che prevedevano 'solo' un -0,5%: se non si considera l'anomala flessione del 2020 per la pandemia, soprattutto il settore della chimica e quello delle costruzioni hanno riportato questo indicatore ai livelli di 14 anni fa. Anche solo nel confronto annuale con dicembre 2022, la produzione industriale tedesca ha perso il 3%.