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ECONOMIA CINESE
21/02/2024

La banca centrale taglia i tassi dei mutui

Il tasso primario sui prestiti scende di altri 25 punti base al 3,95% nel tentativo di rilanciare l’economia su cui pesa come un macigno la crisi immobiliare. Rimane però invariato al 3,45% il tasso di finanziamento a un anno che grava sulle imprese. La mossa dell’istituto centrale dà respiro ai proprietari di case, ma gli analisti temono che sia tardiva e le stime di crescita sono in calo

La Banca centrale cinese corre in soccorso del settore immobiliare e taglia il tasso primario sui prestiti (Lpr) a 5 anni di 25 punti base, al 3,95%, con l'obiettivo di rilanciare un'economia gravata dalla crisi del real estate, dalla debole fiducia di famiglie e imprese, e dallo spettro della deflazione. E' la prima limatura da giugno, quando fu dello 0,10%, e la più corposa mai registrata sul benchmark dei mutui immobiliari. Ma il dubbio degli analisti è se la mossa non sia da ritenere tardiva, apparendo più come un segnale politico sulla preoccupazione della leadership di Pechino che l'allentamento attuato finora non abbia sortito gli effetti voluti.
Nelle previsioni della vigilia c'era anche la riduzione del tasso Lpr ad un anno per alleviare i costi di finanziamento delle imprese, ma la Pboc l'ha lasciato invariato al 3,45%. Il trend della politica monetaria cinese continua ad essere in netto contrasto con la maggior parte delle altre principali economie che mantengono alti i tassi per frenare l'inflazione, a partire da Usa e Ue. Con l'ultimo taglio, i mutui immobiliari medi in Cina caleranno: il Beijing Daily ha stimato che la mossa aiuterebbe a risparmiare quasi 32.000 yuan (circa 4.500 dollari) di interessi totali su un prestito di 1 milione di yuan con un periodo di rimborso di 20 anni. Una boccata d'ossigeno per molti proprietari. Il ministero per l'Edilizia abitativa e lo Sviluppo urbano-rurale, invece, ha riferito che da gennaio 214 città in tutto il Paese hanno istituito meccanismi di coordinamento per i finanziamenti immobiliari allo scopo di stabilizzare il mercato e che 162 progetti in 57 città hanno raccolto 29,43 miliardi di yuan (quasi 5 miliardi di dollari). Si tratta di sforzi per rilanciare il comparto immobiliare e la crescita economica: Pechino ha segnato un Pil del 5,2% nel 2023, tra i più bassi dal 1990, ma il Fondo monetario internazionale stima per il 2024 una crescita al 4,6%.
Secondo le valutazioni di Capital Economics, gli effetti del taglio ai tassi Lpr sulle vendite immobiliari saranno limitati,: dopo la contrazione del 6,5% nel 2023, la domanda ha continuato a diminuire anche se i tassi ipotecari sono già scesi di quasi 200 punti base dalla fine del 2021, scontando la carenza di fiducia nella capacità degli sviluppatori di fornire case prevendute. I consumi, invece, hanno segnato spunti positivi con la festività del Capodanno lunare, andando oltre i livelli pre-pandemia del 2019, pur nel mezzo dei dubbi sulla sostenibilità di lungo termine. L'attività industriale ha subito un rallentamento ulteriore a gennaio, con l'indice dei responsabili degli acquisti che ha mostrato solo un miglioramento modesto dei nuovi ordini. L'indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,8%, al passo peggiore degli ultimi 14 anni. In più, a completare uno scenario complesso, pesano le tensioni geopolitiche e commerciali: la Cina ha criticato le azioni protezionistiche di Usa e Ue contro l'export delle sue auto elettriche, rilevando che le mosse del "piccolo cortile con alte mura" danneggeranno progresso e prosperità globali. 

Autore: ANSA