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PARITÀ DI GENERE
08/03/2024

In banca il gap è forte: meno prestiti alle donne

Secondo uno studio della Fabi, la parità resta un miraggio anche allo sportello: il credito concesso alle donne è pari solo al 20,1% del totale, contro il 34,5% degli uomini (45,5% i prestiti cointestati). Un divario che risulta omogeneo su tutto il territorio nazionale. Nel settore resta forte anche il gap a livello di carriera e stipendi: le donne quadro sono il 35%, le dirigenti appena il 20% del totale

La parità di genere nel credito bancario resta un miraggio con gli uomini che si aggiudicano il doppio dei prestiti rispetto alle donne. A scattare la fotografia del credit gender gap è la Federazione autonoma bancari italiani (Fabi), secondo la quale complessivamente in Italia il fenomeno vale quasi 70 miliardi di euro. Lo stock dei finanziamenti alle famiglie concesso dagli istituti di credito, nel 2023, ammontava a oltre 474 miliardi di euro: di questi 164 miliardi è stato erogato agli uomini, 95 miliardi alle donne e 216 miliardi si riferiscono a contratti di finanziamento cointestati. Il credito concesso alle donne è pari al 20,1% del totale contro il 34,5% di quello degli uomini, mentre valgono il 45,5% i finanziamenti cointestati. È un dato di fatto che la "parità di genere passi anche per l'accesso al credito e se questo funge ancora da leva per soddisfare aspirazioni e progetti delle famiglie italiane, la disuguaglianza finanziaria corre il rischio di differenziarne la realizzazione", afferma Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi.
La distanza tra le donne e il credito non divide però l'Italia in due: il divario risulta omogeneo, infatti, in tutte le aree geografiche del Paese. Una disparità che si ritrova anche nell'occupazione del settore con le lavoratrici che sono la maggioranza, il 50,5% del totale, ma "subiscono disparità salariali e di carriera: una segregazione verticale che non riconosce e non valorizza il loro contributo", sottolinea la Fisac Cgil. Perché le donne quadro sono il 35%, mentre gli uomini il 65%, le donne dirigenti sono soltanto il 20% contro un 80% di uomini. Insomma, la solita storia. Solita anche più in generale visto che la Uil ci ricorda che comunque nel settore privato il gap salariale è addirittura del 30%, poco più della metà (il 16,6%) nel pubblico.
Tornando al credito, la distanza dalle donne amplia la "discriminazione di genere - dice Sileoni - e se l'inclusione finanziaria rappresenta ancora un pilastro per la crescita economica e sociale del Paese, anche il fattore denaro deve fare la differenza. È necessario studiare tutte le misure possibili per ridurre questi divari. Le banche, dal loro punto di vista, potrebbero fare la loro parte aumentando i prestiti dedicati a tasso agevolato ". La situazione non cambia se si guarda alla previdenza, con le pensioni rosa fortemente penalizzate. Le pensionate italiane, secondo l'elaborazione della Fabi dei dati di Covip e Istat, percepiscono in media un assegno mensile di 1.416 euro, mentre gli uomini incassano 1.932 euro in media. Pur essendo numericamente superiori (8,3 milioni rispetto ai 7,8 milioni di uomini), alle donne sono stati erogati 141 miliardi mentre agli uomini 180 miliardi circa. Nel settore della previdenza complementare si riscontra che su 9,2 milioni di iscritti totali, solo il 38,2% è donna, a fronte del 61,8% uomini. In alcuni settori però almeno numericamente i ruoli si stanno invertendo. E' il caso delle avvocate: nel 1985 le donne avvocato in Italia erano 3.450, pari al 9,3% del totale. Nel 2022, il loro numero ha toccato quota 111.415, cioè il 49,4%. Il 57,9% degli avvocati under 35 è donna, così come il 55,6% nella fascia di età 35-44 anni.

Autore: ANSA