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POLITICA MONETARIA
12/03/2024

L'inflazione Usa sale al 3,2%, incognita tassi

A febbraio salgono a sorpresa i prezzi, trainati da biglietti aerei e volatilità del settore energetico. La recrudescenza dell’inflazione complica l’azione della Fed, che potrebbe essere costretta a rimandare ulteriormente il calo dei tassi, ai massimi degli ultimi 23 anni, vanificando le previsioni di tre tagli nel 2024. Preoccupato Biden che ha messo la ripresa al centro della sua campagna per la rielezione

L'inflazione americana sale oltre le attese e complica il lavoro della Fed. Nonostante i tassi ai massimi da 23 anni, le pressioni inflazionistiche non mollano la presa e non instillano nella banca centrale la fiducia necessaria per procedere a un taglio dei tassi a stretto giro. I prezzi al consumo sono saliti in febbraio al 3,2%, sopra le previsioni degli analisti e oltre il 3,1% di gennaio. Anche il tasso core, quello al netto di energia e alimentari, avanza e tocca il 3,8%, oltre il 3,7% delle stime. A spingere i prezzi sono i rincari dei biglietti aerei e la volatilità del settore energetico. Continuano a salire anche gli alimentari e la voce abitazione, pur registrando aumenti più moderati. "Questi dati lasciano intravedere un ultimo miglio tutto a ostacoli per la Fed", affermano alcuni economisti osservando come, anche a fronte di una tenuta dell'economia americana, è sempre maggiore il "rischio di una persistente inflazione e di una leggera stagflazione al posto di un atterraggio morbido". Una recessione per l'economia americana non è da escludere completamente, osserva l'amministratore delegato di JP Morgan Jamie Dimon, invitando la Fed a procedere con cautela e non abbassare la guardia nei confronti di un'inflazione più ostinata del previsto.
I dati "difficilmente regaleranno alla banca centrale la fiducia su un calo dell'inflazione verso l'obiettivo del 2%", mettono in evidenza altri osservatori prevedendo una riunione di marzo molto "animata" per la Fed. La decisione sui tassi sarà accompagnata dalle nuove stime di crescita e dalle dot-plot, le tabelle che indicano le previsioni sull'andamento dei tassi. L'ultima volta che sono state pubblicate indicavano tre tagli dei tassi quest'anno, ipotesi che però ora vacilla. Le chance di una riduzione del costo del denaro a marzo è completamente tramontata e un taglio, secondo gli analisti, è rimandato a giugno se non addirittura a luglio a meno di sorprese. Il nodo da sciogliere per gli analisti è capire se, secondo a Fed, i tre tagli quest'anno sono confermati oppure ce ne saranno solo due.
L'andamento dei tassi e dell'inflazione sono una preoccupazione per Joe Biden, che ha messo il recupero dell'economia sotto la sua guida al centro della campagna per la rielezione. "Abbiamo fatto progressi ma c'è ancora del lavoro da fare per ridurre i costi per le famiglie", afferma il presidente americano, commentando i dati sull'inflazione e attaccando i repubblicani per non avere messo in campo nessuna idea o iniziativa per allievare il peso del caro-vita sulle famiglie. I conservatori sono rapidi a rispedire al mittente le critiche: "L'inflazione è salita e la colpa è di Biden", afferma il Republican National Committee, notando come il prezzo delle uova è aumentato del 49% da quando Biden ha assunto l'incarico. L'aumento dell'inflazione non sembra comunque innervosire Wall Street. Dopo un avvio debole i listini americani avanzano decisi, scrollandosi di dosso le preoccupazioni su un'inflazione ostinata e concentrandosi sulla volata dei tecnologici, che vede Nvidia ancora una volta protagonista.
 

Autore: ANSA