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Guerre e tassi spingono l’oro a nuovi massimi
La quotazione del metallo giallo supera i 2.200 dollari all’oncia e non sembra destinata a fermarsi ancora. Due le ragioni: l’attesa che la Fed possa essere indotta ad accettare un’inflazione più elevata più a lungo per ridurre l’enorme debito Usa e i timori indotti dallo scenario geopolitico ed economico. Con l’oro ai massimi crescono di valore anche le riserve delle banche centrali
L'oro sfonda il muro dei 2.200 dollari l'oncia, con un doppio segnale per l'economia globale: da una parte la convinzione che la banca centrale americana potrebbe essere costretta ad accettare un'inflazione superiore al suo obiettivo. Dall'altra, l'incertezza elevatissima di uno scenario geopolitico (ed economico) pericoloso che innesca la corsa al bene rifugio per eccellenza. I più catastrofisti sussurrano che la corsa dell'oro - balzato fino a 2.225 dollari, quasi il doppio di dieci anni fa - nascerebbe dai timori che i 34.000 miliardi di dollari di debito a stelle e strisce costringano la Fed a disinnescare il 'buco' nel bilancio federale ricorrendo a più inflazione, che ridurrebbe il rapporto debito/Pil. Da questo scenario, con l'esigenza di difendere valore dall'inflazione, verrebbe la corsa all'oro, che spesso sembra andare a braccetto col bitcoin e trascina con sé anche palladio, platino e argento. Mohamed el-Erian, ex Pimco e oggi presidente del Queen's College a Cambridge, più concretamente la spiega col fatto che la Fed, "la banca centrale più potente del mondo, sembra intenzionata a tollerare un'inflazione più alta, più a lungo". Questa la lettura - anche politica - dei tre tagli dei tassi confermati dalla Fed per il 2024, l'anno delle elezioni negli Usa, nonostante un'inflazione ostinata (3,2% a febbraio) e un'economia che non accenna a raffreddarsi. Il mercato del lavoro si è confermato in piena corsa, con le richieste di sussidio di disoccupazione in calo a 210.000 contro attese per un rialzo. Uno scenario - quello delle banche centrali in assetto espansivo - che piace non solo agli investitori del metallo giallo, ma anche allo spread (oggi a 126) e alle Borse. La corsa del metallo giallo è una buona notizia anche per le banche centrali che lo usano come riserve, fra le quali spicca la Banca d'Italia che con le sue 2.452 tonnellate d'oro è seconda soltanto alla Federal Reserve e alla Bundesbank.