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MOTORI DI RICERCA
04/05/2024

OpenAI vuole sfidare il monopolio di Google

Secondo indiscrezioni, la società guidata da Sam Altman si starebbe preparando a lanciare a breve un motore di ricerca capace di dialogare con l’intelligenza artificiale. Altman stesso, nel corso di un’intervista, ha criticato il modello di Google e ha detto di lavorare a un’alternativa. Dal canto suo, il colosso di Mountain View sta integrando Gemini, la sua AI, nella ricerca e nelle applicazioni

Un'alternativa a Google, il motore di ricerca per antonomasia, basata su ChatGpt. Potrebbe essere questa la prossima mossa di OpenAI, l'azienda madre del software che ha dato una spinta all'intelligenza artificiale, rimescolato le carte nel settore tecnologico e che ora punta a togliere il monopolio al colosso di Mountain View. Un battage sui social media parla dell'esistenza di un nuovo dominio sul sito della società che contiene la parola 'search', appunto 'ricerca'. Il dominio https://search.chatgpt.com, così si chiamerebbe, è stato avvistato da un utente della piattaforma Reddit. Al momento visitando il sito appare la scritta "not found". Il possibile motore di ricerca si presume si baserà sul porre domande e sull'interazione con un modello di intelligenza artificiale che utilizza un linguaggio naturale, sulla falsa riga della Search Generative Experience di Google. "Nessuno ancora è riuscito a combinare i large language models e la ricerca, mi piacerebbe farlo - ha detto il mese scorso in una intervista Sam Altman, il Ceo di OpenAI - Google ti mostra 13 annunci e dieci link blu, forse esiste un modo migliore per aiutare le persone a trovare le informazioni". Le frasi sembrano una dichiarazione di guerra. Google domina la scena da quasi 30 anni, ha una quota di mercato del 90% e sborsa ogni anno miliardi di dollari a Apple per rimanere la scelta di ricerca predefinita anche sugli iPhone. E nel puzzle tecnologico che si sta componendo alla luce dell'exploit dell'intelligenza artificiale, proprio Apple – secondo indiscrezioni di Bloomberg - sta intensificando le trattative con OpenAI per una possibile integrazione di ChatGpt sui melafonini. Sullo sfondo c'è Microsoft che ha finanziato pesantemente la società guidata da Sam Altman e ha iniziato le prove tecniche di integrazione dell'IA nel suo motore di ricerca Bing.
Dal canto suo, Google sta inserendo gradualmente il chatbot Gemini sia nella ricerca sia in alcune sue app popolari e, secondo il Financial Times, starebbe valutando la possibilità di far pagare per alcune funzionalità potenziate dall'IA. 
È probabile che un aggiornamento sull'intelligenza artificiale e una risposta ad OpenAI arrivi a stretto giro. L'ipotesi di un motore di ricerca con ChatGpt rimescolerebbe le carte di un settore in ebollizione, aprendo ad un nuovo attore che unisce l'intelligenza artificiale all'ampiezza dei dati trovati online. Quello dei dati usati per l'addestramento di questi grandi modelli linguistici, sempre più onnivori, non è però un tema secondario. Di recente negli Stati Uniti, dopo il New York Times, otto quotidiani hanno fatto causa a OpenAI per violazione dei diritti di autore: sostengono che i loro articoli sono stati usati per alimentare il chatbot. Mentre un'associazione europea, noyb.eu, ha depositato un reclamo al Garante per la privacy austriaca sostenendo che ChatGpt viola il Gdpr, la legge europea sulla protezione dei dati personali.
 

Autore: ANSA