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Saipem: maximulta Consob a due fondi olandesi
Optiver e Flow Traders erano i market maker che nel 2022 avevano l’incarico di mantenere la liquidità sul titolo nel corso della ricapitalizzazione di Saipem. I due fondi hanno però deciso di shortare il titolo con vendite allo scoperto “nude”, senza comunicarlo alla Consob e al mercato. La Commissione ha quindi disposto la confisca dei profitti illeciti e una multa per complessivi 9,6 milioni
Maximulta della Consob a due fondi olandesi, Optiver e Flow Traders, che nell'estate del 2022, durante l'aumento di capitale da 2 miliardi di Saipem, hanno fatto in Borsa una valanga di vendite allo scoperto 'nude' (cioè, senza avere in prestito le azioni da vendere), vietate dalle norme europee e italiane, senza comunicarle. Optiver nelle giornate dal 12 al 14 luglio ha movimentato il 44,33% del capitale pre-aumento del gruppo che fa capo a Eni e Cdp, quindi allo Stato italiano, è stata sanzionata per 2,5 milioni più la confisca di tutto il profitto illecito, che era stato pari a 2,7 milioni. Analogo il trattamento per Flow Traders che ha mosso il 7,2% del capitale del gruppo italiano anch'esso senza fare le dovute comunicazioni alla Consob e al mercato. Da quelle vendite allo scoperto ha realizzato una plusvalenza di 2,2 milioni e si è vista sanzionare per 2,2 milioni più la confisca del profitto illecito. A conti fatti, l'intervento della Commissione guidata da Paolo Savona vale in tutto 9,6 milioni. C'è poi da capire se si riuscirà a passare all'incasso, a favore dell'Erario, e in che tempi. Come tutte le delibere anche queste sono infatti impugnabili davanti al Tar.
Sulla carta, tuttavia, ai due fondi le risorse finanziarie non mancano. Nel 2022 Optiver ha registrato un utile netto di 1.286 milioni ed è ben messa anche Flow Traders per quanto abbia dimensioni minori: nella semestrale al 30 giugno 2023 risulta un patrimonio netto di 585,9 milioni e ricavi per 161,8 milioni. Ad appesantire la loro posizione è stato il fatto che nella ricapitalizzazione iperdiluitiva di Saipem, varata per tenere a galla la società dopo che aveva registrato una perdita netta da 2,4 miliardi, i due investitori olandesi erano market maker, quindi avrebbero dovuto assicurare liquidità al mercato sia in acquisto sia in vendita. In questa veste potevano effettuare le vendite allo scoperto, ma ne hanno fatte poche. Hanno invece operato in modo massiccio come shortisti con una certa spregiudicatezza incappando così nelle maglie della Consob. Il fatto che le vendite allo scoperto nude hanno riguardato una quota molto elevata del capitale ha fornito alla Commissione anche l'entità dell'impatto avuto sul mercato e la rischiosità di una operatività del genere. Per di più in un contesto di aumento di capitale che, al momento delle vendite dei due fondi, presentava ancora molti margini di incertezza sul fatto che l'operazione andasse in porto.