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Arriva il primo taglio della Bce
Tutto secondo le attese: nella riunione di giugno, la banca centrale ha tagliato di un quarto di punto i tassi di riferimento europei, ma non è affatto detto che a questo primo taglio ne seguano altri nel 2024, anche perché le stime dell’inflazione sono state riviste al rialzo al 2,5% per quest’anno. "Non posso confermare che siamo in un processo di rientro" lineare, ha affermato la presidente Lagarde
Talmente tanto atteso da non sorprendere le Borse, arriva il primo taglio dei tassi della Bce. Il ciclo di rialzi più rapido e ripido della storia, partito a luglio 2022 e poi proseguito con una lunga pausa da settembre 2023, si chiude ora con una riduzione da 25 punti base che porta il tasso sui rifinanziamenti principali dal 4,50% a 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75%, e quello sui prestiti marginali dal 4,75% al 4,50%. Una boccata d'ossigeno per famiglie e imprese che potrebbe presto rendere più appetibili mutui e prestiti diventati comunque meno cari già mesi fa, sull'aspettativa per le decisioni delle banche centrali. Ma il primo taglio dei tassi non è necessariamente il calcio d'inizio dei novanta minuti: la Bce non vuole vincolarsi a nessun percorso temporale, consapevole che la strada verso la normalizzazione sarà accidentata e non sempre si potranno anticipare gli ostacoli.
Se la sforbiciata non ha stupito né mercati né analisti, la sorpresa è arrivata dalla revisione al rialzo delle stime sull'inflazione. Per il 2024 sale al 2,5% dal 2,3% indicato a marzo, facendo slittare anche l'arrivo al target del 2% previsto nel 2025, perché le nuove previsioni la vedono al 2,2% in media d'anno. In deciso rialzo la stima di crescita del Pil, a 0,9% da 0,6% per il 2024 (con revisione a 1,4% da 1,5% per il 2025), con la presidente Christine Lagarde che apprezza i "buoni risultati sulla crescita" dell'Italia, e invoca una riduzione del debito ma allo stesso tempo proteggendo gli investimenti. Più crescita significa più pressioni inflazionistiche, ma il Consiglio direttivo ha voluto guardare oltre. La presidente della Bce Christine Lagarde ha spiegato che la fiducia nel calo dell'inflazione "è cresciuta negli ultimi mesi". Basta guardare alla strada percorsa fino ad oggi: il ciclo di rialzi è partito a luglio 2022, e ad ottobre 2022 l'inflazione ha toccato il picco del 10,6%. Da allora è calata con costanza fino al 5,2% di settembre 2023, traguardo che ha spinto la Bce a decidere di fermare i rialzi. Oggi, sebbene a maggio sia leggermente risalita, è al 2,6%. In sostanza, ha spiegato Lagarde, la Bce si è mossa ogni volta che l'indice si è dimezzato.
Il ritmo delle mosse future, però, è un'incognita: "Non posso confermare che siamo in un processo di rientro" lineare dei tassi, dice Lagarde: anche se è "molto probabile", tutto dipenderà dai dati sull'inflazione, che è su "una strada accidentata e i prossimi mesi saranno altrettanto, lo sappiamo". Ecco perché il board ha preso la decisione "senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi". E con una defezione a sorpresa che ha rotto l'unanimità, quella del governatore austriaco Robert Holzmann. Viste le stime al rialzo dell'inflazione, il 'falco' non ha voluto appoggiare la scelta sostenuta da tutti gli altri colleghi.
Con questo taglio dei tassi Francoforte anticipa nel ciclo espansivo di politica monetaria il resto delle banche centrali del G7, ad eccezione della Bank of Canada. Si apre così un periodo di divergenza, nel percorso dei tassi, rispetto alla Federal Reserve: stando alle previsioni degli operatori, in assenza di novità dal prossimo meeting dell'11 e 12 giugno, la banca centrale americana taglierà i tassi soltanto dopo l'estate - con una prima mossa attesa solo al meeting di settembre o novembre - di fronte a un'inflazione ancora alta.