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Arriva Basilea3: nessuna stretta sui requisiti
Sette anni di gestazione, molti compromessi e tempi lunghi: le nuove norme per il sistema bancario europeo entreranno in vigore gradualmente a partire dal 2025. Elemento centrale è il cosiddetto “output floor”, cioè un limite minimo ai requisiti patrimoniali che le banche possono determinare ricorrendo ai modelli interni. Deroghe anche sul fair value dei titoli pubblici in portafoglio
Arrivano le nuove regole di Basilea 3 per le banche, e svanisce la paura di una 'stretta' sui requisiti patrimoniali di un pacchetto di norme nato dopo la grande crisi finanziaria per evitare nuove Lehman Brothers. Piuttosto, in Italia come in Europa, le banche, a valle di un decennio in cui hanno migliorato il proprio capitale grazie all'azione della Vigilanza Bce, possono guardare con favore ai compromessi frutto di una gestazione durata sette anni, al netto di qualche "appesantimento" come lo definisce l'Abi. Nella Gazzetta Ufficiale Ue sono stati pubblicati, dopo l'adozione da parte del Consiglio Ue a fine maggio, un Regolamento (Crr 3) che modifica i requisiti per il rischio di credito, il rischio di aggiustamento della valutazione del credito, il rischio operativo, il rischio di mercato e l''output floor'. E una Direttiva (Crd 6) su poteri di vigilanza, le sanzioni, le succursali di paesi terzi e la gestione dei rischi ambientali, sociali e di governance. Obiettivo complessivo, aumentare la resilienza delle banche, rafforzare la vigilanza e la gestione dei rischi. Nell'insieme sono state recepite molte delle istanze avanzate dalle banche, e dalla politica, per mitigare la stretta patrimoniale sulle banche e, a cascata, sulle imprese, con l'ulteriore beneficio che le nuove regole non entrano immediatamente in vigore: saranno introdotte gradualmente a partire dal 2025. Uno degli elementi-chiave è l'output floor', un limite minimo ai requisiti patrimoniali che le banche possono determinare ricorrendo ai modelli interni, che non possono essere inferiori al 72,5% dei requisiti patrimoniali che si applicherebbero se gli istituti utilizzassero misurazioni standardizzate. Altro tema, di elevato interesse per l'Italia che vede le banche fortemente esposte (ancorché meno che in passato) ai titoli di Stato nazionali, il 'filtro prudenziale' sui titoli di Stato: uno 'scudo' rispetto alla volatilità delle esposizioni bancarie in titoli pubblici che estende al 2025 la possibilità di non considerare a livello patrimoniale le variazioni di prezzo dei titoli detenuti al 'fair value', circa la metà del portafoglio complessivo sui bond pubblici.
Le nuove regole (con un compromesso anche sul trading salutato dalle banche d'investimento europee cui ora si accodano le svizzere, mentre negli Usa la Fed è presa in un braccio di ferro con i colossi bancari Usa) sono "un piccolo passo in avanti positivo per il nostro sistema e agevolano i sistemi di credito all'economia", ha commentato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Che nell'ottica di un sistema bancario volto a sostenere "l'economia reale", apprezza, oltre al 'filtro prudenziale' e al "nuovo sistema di computo per le minorities", la conferma del 'fattore di supporto per le Pmi', la possibilità di considerare i terreni agricoli garanzie valide ai fini di Basilea, la riduzione degli assorbimenti di capitale sui mutui prima casa, la ponderazione più favorevole dei prestiti garantiti da cessione del quinto "che favorisce il credito al consumo".