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INDUSTRIA FARMACEUTICA
24/06/2024

La Cina sorpassa l’Europa e tallona gli Stati Uniti

Nonostante una florida industria, da anni il ruolo europeo nel settore è in costante declino a causa dei bassi investimenti in ricerca e innovazione. Nuovi player come il Brasile, l’India e la Cina sono sempre più competitivi e aggressivi. Nel 2023 su 90 nuovi farmaci arrivati sul mercato, 28 sono statunitensi e 25 cinesi: solo 17 quelli europei. In questi anni ha pesato anche l’austerity fiscale

Dopo un passato da protagonista, l'Europa rischia un futuro ai margini del mercato e della ricerca farmaceutica globale, surclassata da Paesi emergenti come il Brasile, l'India e la Cina. Quest'ultima, in particolare, lo scorso anno ha raggiunto un traguardo inedito: per la prima volta ha superato l'Europa nel numero di nuovi farmaci sviluppati e tallona ormai gli Stati Uniti al primo posto della classifica. Dei 90 nuovi farmaci arrivati sul mercato nel 2023, infatti, 28 sono stati sviluppati in Usa, 25 in Cina e 17 in Europa. I numeri arrivano dal rapporto annuale dell'Efpia, l'associazione europea delle imprese farmaceutiche, che chiede all'Europa di puntare in maniera decisa e unitaria sulle scienze della vita. "Riconquistare la posizione dell'Europa come leader mondiale nella scienza medica richiede un'attenzione strategica e dedicata a livello dell'Ue", dice in una nota la direttrice generale dell'Efpia, Nathalie Moll.
L'industria farmaceutica europea è in salute: nel 2023 ha investito circa 50 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, impiega in maniera diretta circa 900 mila persone e genera un indotto con il triplo di occupati. Il valore della produzione è triplicato rispetto al 2000 e quello dell'export è cresciuto di 7 volte. Tuttavia, sottolineano le imprese del farmaco, nel Vecchio Continente, "oltre agli ulteriori ostacoli normativi e ai crescenti costi di Ricerca e Sviluppo, il settore è stato duramente colpito dall'impatto delle misure di austerità fiscale introdotte dai governi in gran parte d'Europa dal 2010". In tal modo, mentre Paesi come Stati Uniti e Cina spingono sull'acceleratore, l'Europa arretra: negli ultimi 20 anni ha perso il 25% della quota europea di investimenti globali in Ricerca e Sviluppo che si sono spostate in altre regioni del mondo. Di pari passo, la quota europea di sperimentazioni cliniche globali è scesa dal 25,6% al 19,3%.
Il problema dell'Europa non è di competenze scientifiche: "Prendiamo le terapie avanzate come l'editing genetico e cellulare. Sebbene l'Europa produca più pubblicazioni scientifiche rispetto a qualsiasi altra regione, l'attività di sperimentazione clinica è il doppio negli Stati Uniti e in Cina quasi il triplo", aggiunge l'Efpia, che invita a cercare altrove le cause del declino. "L'erosione dei diritti di proprietà intellettuale, combinata con una continua mancanza di investimenti nell'innovazione sanitaria, un mercato dei capitali frammentato e una crescente selva di nuove normative in diverse aree rendono sempre più difficile scoprire, sviluppare e produrre nuovi medicinali in Europa". Da qui il lancio di una proposta di una Strategia europea per la competitività nelle Scienze della vita. "In questo momento di cambiamento politico, l'Ue ha una fantastica opportunità di trasformare le sfide odierne in un circolo virtuoso per la nostra salute e la prosperità futura", conclude Lars Fruergaard Jorgensen, presidente dell'Efpia e a capo della farmaceutica Novo Nordisk.
 

Autore: ANSA