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Volkswagen shock: valuta chiusure in Germania
Per la prima volta nei suoi 87 anni di storia, il gruppo considera la chiusura di stabilimenti tedeschi. “L’ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori stanno investendo in Europa”, spiega il ceo Oliver Blume, secondo cui è necessaria una profonda ristrutturazione. A rischio il patto per la salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029: sindacati pronti a dare battaglia
E' una prima volta che fa molto rumore. Dopo 87 anni di storia la Volkswagen valuta, infatti, la chiusura di stabilimenti in Germania per cercare di rendere più efficace il suo programma di taglio dei costi. E' una pessima notizia per il governo Scholz e per tutto il Paese, anche perché verrebbe contemporaneamente messo in discussione il patto di salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029 siglato con i sindacati, che da parte loro si opporranno con forza al progetto. Le ipotesi sarebbero concentrate su un grande impianto di produzione di veicoli e una più piccola fabbrica di componenti. "L'ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori stanno investendo in Europa", spiega l'amministratore delegato di Volkswagen, Oliver Blume, citato da Bloomberg. "La Germania come sede aziendale sta restando ulteriormente indietro in termini di competitività", aggiunge Blume.
I dirigenti del gruppo automobilistico ritengono che la Volkswagen debba essere ristrutturata nel profondo e che gli attuali tentativi di ridurre la forza lavoro con i pensionamenti anticipati e gli incentivi alle uscite volontarie non siano sufficienti a raggiungere gli obiettivi. Quindi "nella situazione attuale non si può escludere la chiusura degli impianti di produzione di veicoli e componenti se non si interviene rapidamente", spiega il gruppo. Da anni il marchio Vw sta cercando di ridurre i costi e la sua redditività è molto minore rispetto ad altri brand del gruppo come Audi, Skoda e Seat. Un programma di taglio delle spese lanciato l'anno scorso prevedeva un aumento dei profitti di 10 miliardi entro il 2026, ma anche la debolezza del mercato sembra non renderlo sufficiente. Secondo il quotidiano Handelsblatt, i risparmi dovranno essere superiori di 4 miliardi rispetto a quanto previsto inizialmente. Ovviamente i sindacati non ci stanno e Daniela Cavallo, leder del Consiglio di fabbrica della Volkswagen, ha definito il nuovo piano "un attacco all'occupazione, ai posti di lavoro e ai contratti collettivi: tutto questo mette in discussione la stessa Volkswagen e quindi il cuore del gruppo", aggiunge.
Come sempre, la Borsa è cinica e un possibile taglio dei costi è stato ben accolto: il titolo del gruppo ha chiuso infatti a Francoforte in rialzo dell'1,6% a 102,7 euro, dopo aumenti molto superiori in corso di seduta, fino a un massimo di 104,4 euro.