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Mercato a caccia del Btp trentennale
Forte appetito per la nuova emissione, collocata dal Tesoro tramite un prestito sindacato con cinque grandi banche internazionali. La domanda è schizzata a 130 miliardi di euro a fronte di un’offerta di 8 miliardi. A spingere richieste, oltre all’imminenza del taglio dei tassi da parte della Bce, anche la situazione di impasse in cui si trova la Francia. Il rendimento del trentennale si è attestato al 4,359%
Resta forte l'appetito, questa volta degli investitori istituzionali e finanziari, per i titoli di Stato italiani dopo il successo dei Btp Valore destinato ai piccoli risparmiatori. Una forte domanda spinta anche dal prossimo taglio dei tassi della Bce che, allo stesso tempo, sta anche portando verso il basso quelli sui nuovi mutui, scesi sotto il 4%. La richiesta per il nuovo Btp a 30 anni messo a punto dai tecnici del Tesoro, che ha organizzato il collocamento tramite un prestito sindacato con cinque grandi banche straniere, è così schizzata a 130 miliardi di euro a fronte di un'offerta di 8 miliardi. Il prezzo dell'emissione, secondo quanto raccolto da Bloomberg sul mercato, sarà fissato assicurando un rendimento di 13 punti base sopra i bond governativi di pari scadenza. La corsa alle sottoscrizioni del nuovo Btp rifletterebbe appunto l'intenzione di assicurarsi l'alto rendimento del debito italiano prima dei tagli Bce previsti giovedì 12 settembre e in prospettiva nei prossimi mesi.
Il momento favorevole è dato anche da una generale domanda globale per le obbligazioni, che consente così al nostro Tesoro di allungare la durata del debito pubblico già peraltro incrementata negli scorsi anni. Aiuta anche il particolare delicato momento politico che vive la Francia che sta dirottando in parte gli investitori sulla nostra 'carta', segnalato anche, come rileva Simon White, Mliv Strategist, dallo spread fra i decennali dei due paesi, giunto ai 70 punti, il livello più basso dalla crisi del debito europeo. Il rendimento medio sui 10 anni dei Btp italiani è sceso a luglio al 3,86% contro il 4,14% del luglio 2023 e il picco del 4,93% dell'ottobre dello scorso anno. Rendimenti appetibili per gli investitori e le banche che appunto si trovano di fronte a una fase di discesa dei tassi e all'erosione della marginalità che ha permesso forti utili nel 2023 e 2024. Un periodo concluso visto che, sebbene per alcuni lentamente, hanno dovuto adeguare verso l'alto i tassi applicati alle gestioni patrimoniali. Il carry trade dato dall'investimento in titoli sovrani a fronte di un costo della raccolta comunque più basso. è perciò visto come una buona opzione per gli istituti di credito (e in generale per gli investitori) che fanno i conti anche con un pil in modesta crescita e una domanda di investimenti non brillante. Anche per questo i prestiti bancari nel nostro paese hanno visto a luglio una nuova discesa pari all'1,6%.