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ECONOMIA EUROPEA
26/09/2024

Germania in recessione, pressing sulla Bce

Il 2024 dovrebbe chiudersi con un calo dello 0,1% del Pil, anziché un incremento dello 0,1%: sarebbe il terzo trimestre consecutivo in negativo. E i principali istituti di ricerca hanno rivisto al ribasso anche le stime per il 2025, con una crescita dello 0,8% contro l’1,4% stimato in primavera. Cresce la pressione sulla Bce affinché tagli i tassi già nella seduta di metà ottobre

La Germania va verso un calo del Pil dello 0,1% nel 2024, un dato che incorpora una probabile recessione in corso. E che potrebbe innescare - assieme alla debolezza della domanda nell'area euro - uno scontro al Consiglio direttivo di ottobre della Bce, con le 'colombe' che alzeranno il tiro per anticipare a ottobre il prossimo taglio dei tassi che era atteso per dicembre. Reduce da un secondo trimestre in negativo, Berlino già dopo gli indici Pmi della scorsa settimana fa i conti con una probabile debacle della sua economia anche nel terzo. Recessione tecnica, dunque, ossia due trimestri consecutivi di Pil negativo. A rafforzare questo scenario arriva ora la revisione, in peggio, delle stime dei principali istituti economici tedeschi: la stima per l'intero 2024 passa da +0,1% a -0,1%. Quel che è peggio, gli istituti Ifo, Diw, Ifw Kiel, Halle e Rwi-Leibnitz rivedono al ribasso anche le stime per il 2025 al +0,8% dall’1,4% atteso la scorsa primavera. La diagnosi, dopo due anni di stagnazione economica, è che "una ripresa lenta è probabile inizi il prossimo anno, ma la crescita non tornerà al trend pre-pandemia in un futuro prevedibile".
Numeri che fanno il paio con la crescita modesta dell'area euro nel secondo trimestre (+0,2%) e con le attese di una frenata nel trimestre luglio-settembre, quando per l'Italia Confcommercio stima crescita zero. In forte contrasto la revisione in meglio della crescita degli Usa nel secondo trimestre, con un +3% annualizzato, quindi non comparabile col dato europeo. Nel bollettino economico della Bce l'accento va su un dato che potrebbe essere determinante per la risposta al rallentamento in corso, trainato da un settore manifatturiero in recessione da due anni che ora rischia di trascinare con sé anche i servizi: l'espansione del Pil ad aprile-giugno "è stata principalmente determinata dalle esportazioni nette e dalla spesa pubblica. La domanda interna privata ha registrato un indebolimento, a fronte dei minori consumi delle famiglie, della riduzione degli investimenti delle imprese e del calo di quelli nel settore dell'edilizia residenziale". La stretta monetaria intrapresa a fine 2022 serviva proprio per indebolire la domanda e con essa l'inflazione.
Dopo un taglio a giugno e uno a luglio da un quarto di punto ciascuno, le previsioni fino alla scorsa settimana davano tagli prudenti a ritmo trimestrale. Dal peggioramento del quadro economico, però, arrivano sempre più argomenti per i governatori che chiedono alla Bce di accelerare il graduale taglio dei tassi. Le indiscrezioni parlano di una possibile offensiva per un nuovo taglio già al meeting Bce che si terrà in Slovenia il 17 ottobre. Secondo la Reuters i 'falchi' sarebbero pronti a resistere. Il compromesso potrebbe essere un accordo dei governatori per dare a ottobre un 'segnale forte' del taglio che arriverà a dicembre.

Autore: ANSA