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Il sogno europeo di Northvolt finisce in bancarotta
Il produttore svedese di batterie fondato nel 2015 da ex manager di Tesla ha dichiarato insolvenza negli Stati Uniti chiedendo la protezione del Chapter 11. L’amministratore delegato Peter Carlsson si è dimesso assumendosi la responsabilità del crollo della start-up, che dopo aver raccolto 15 miliardi aveva in cassa solo 30 milioni. I fondi Goldman Sachs ci rimettono 900 milioni di dollari
La richiesta di bancarotta assistita del produttore di batterie svedese Northvolt rischia di pesare anche sui fondi di Goldman Sachs, che avevano investito nella società quasi 900 milioni di dollari, circa 860 milioni di euro. A rivelare l'esposizione è il Financial Times che ha potuto visionare le lettere inviate ai clienti dalla banca d'investimento, lettere nelle quali Goldman Sachs indica in almeno 896 milioni di dollari la propria esposizione e annuncia che la azzererà entro la fine dell'anno. Goldman Sachs in una dichiarazione riportata nell'edizione europea del quotidiano finanziario ha minimizzato l'impatto: "Sebbene siamo uno dei tanti investitori delusi da questo risultato si è trattato di un investimento di minoranza tramite fondi altamente diversificati. I nostri portafogli hanno limiti di concentrazione per mitigare i rischi".
La Northvolt, che è stata fondata nel 2015 da alcuni ex manager di Tesla e che ambiva ed essere la risposta europea all'ascesa dei produttori asiatici di batterie, ha però presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 negli Stati Uniti. L'amministratore delegato Peter Carlsson si è dimesso il giorno seguente, avvisando i politici, le aziende e gli investitori europei di non tirarsi indietro sulla transizione verde. Nella richiesta di bancarotta negli Stati Uniti Northvolt ha dichiarato 5,8 miliardi di debiti.
Nel dimettersi Carlsson si è assunto la responsabilità del crollo della start-up, che aveva raccolto 15 miliardi, ma che ha in cassa solo 30 milioni, quanto basta per continuare le operazioni per una settimana. "Avrei dovuto spingere sul freno dell'espansione prima per assicurarmi che tutto si muoveva in linea con i piani", ha ammesso. Il Chapter 11 dovrebbe permettere alla società di ristrutturare il debito, di riorganizzare le proprie attività e di gettare basi solide per continuare le sue operazioni in futuro. "Ci offre un periodo per la riorganizzazione e per il rafforzamento delle nostre attività mentre onoriamo gli impegni con clienti e fornitori e ci posizioniamo per il lungo termine. Un buon momento quindi per cedere il passo alla prossima generazione di leader", ha detto Carlsson prima di dimettersi, spiegando che il processo della bancarotta assistita "rafforzerà la struttura di capitale e ci consentirà di catturare la domanda per l'elettrificazione delle auto".