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PIAZZA AFFARI
16/12/2024

Consob: l’Opa? Ormai serve a fare i delisting

Nata come strumento di contendibilità delle società e di tutela degli azionisti di minoranza, l’offerta pubblica di acquisto si è trasformata nella via più breve per uscire dalla Borsa. Lo rileva la Consob nel report sulle offerte svolte in Italia tra il 2020 e il 2023. E non è un problema solo italiano: fuori dalla Borsa ci sono meno regole, meno oneri e più flessibilità. Le Ipo crescono solo in Asia

La corsa all'Opa non si ferma e sono lontani i tempi in cui era uno strumento per far crescere il mercato, aumentando la contendibilità delle società quotate difendendo allo stesso tempo gli azionisti di minoranza. Negli ultimi anni, lo evidenzia l'occasional report di Consob sulle offerte pubbliche svolte in Italia nel periodo 2020-2023, l'Opa è la via più rapida per dire addio alla Borsa. Beghelli è il più recente esempio, ma durante il 2024 hanno preso la stessa via Mittel, Unieuro, Algowatt, Salcef, Ivs, Chl, Greenthesis e andando a ritroso Saras, Civitanavi, Vianini, Exprivia, Saes Getters, OpenjobsMetis, Pierrel e Tod's. Senza dimenticare i big Cnh Industrial e Unipolsai.
La tendenza non è solo italiana ma di tutti i mercati maturi, solo l'Asia ha ancora 'fame' di Ipo mentre in Europa e negli Usa dove la stratificazione normativa è pesante e i costi aumentano si cercano vie alternative per raccogliere capitali e sempre più spesso si preferiscono operazioni coi private equity alla quotazione. Nemmeno la City è stata risparmiata, fa i conti il London Stock Exchange Group: quest'anno un totale di 88 società hanno delistato o trasferito la loro quotazione primaria dal mercato principale di Londra, e solo 18 hanno preso il loro posto. Si tratta del più grande deflusso netto di società dal mercato principale dal 2009, mentre il numero di nuove quotazioni è in procinto di essere il più basso degli ultimi 15 anni, nonostante gli sforzi del governo britannico, delle autorità di regolamentazione e del Lse riformando le regole del mercato e il sistema pensionistico nazionale.
L'indagine dell'Authority italiana, peraltro, non fa che confermare i risultati di un precedente studio (sul periodo 2007-2019) e sarà utile al Comitato di tecnici occupato nella lavorazione alla proposta di riforma del Tuf da presentare a breve al Mef (entro marzo 2025 il decreto legislativo Capitali deve essere trasformato in legge). Su un totale di 76 offerte pubbliche promosse nei quattro anni in esame ben 56, cioè il 74% dei casi, si sono concluse con il delisting. E addirittura era un obiettivo 'associato' a quello principale nell'81,6% dei casi. Crescono anche quelle sull'Euronext Growth Milan dedicato alle Pmi: 16 Opa (21,9% delle offerte totali), con un'accelerazione nel 2023 (10 casi), rispetto alle 9 Opa del periodo 2007-2019. In 19 offerte su 76 (pari al 25%) ci sono state forme di reinvestimento dei soci della società-bersaglio nel capitale dell'offerente, un dato in forte aumento rispetto alle evidenze del periodo 2007-2019 (14 offerte su 231, pari a circa il 6%). Non quotato è bello, di sicuro più vantaggioso: meno regole, meno oneri e più flessibilità gestionale. In più occasioni, emerge poi dall'indagine, la capitalizzazione di mercato spesso non riflette i valori fondamentali della società; gli investitori ragionano sul breve periodo e la liquidità dei titoli è inferiore alle attese degli emittenti.

 
 

Autore: ANSA