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REGNO UNITO
09/01/2025

Allarme sul debito: sterlina ai minimi

L’incubo di una crisi di sfiducia si abbatte su Londra e mette in difficoltà il governo Starmer a soli sei mesi dall’insediamento: i costi del finanziamento del debito pubblico toccano i livelli più alti degli ultimi 16 anni e la sterlina scivola sotto quota 1,3 contro dollaro, mentre il rendimento dei Gilt decennale sale al 4,83%. Pesano fattori nazionali e internazionali, ma si teme una fuga di capitali

Crescono i timori sul debito britannico fino al limite dell'allarme rosso; e a pagarne dazio è la sterlina, in calo sotto quota 1,3 contro il dollaro Usa, ossia ai minimi dal 2023. Il tutto sullo sfondo di un orizzonte precario per l'economia del Regno Unito, tra fattori interni e turbolenze internazionali, che mette a dura prova la fiducia degli investitori, alimenta la paura di un circolo vizioso non congiunturale e contribuisce alle polemiche sullo stesso governo laburista moderato di sir Keir Starmer: già apparentemente in affanno a soli sei mesi dal ritorno al potere seguito alla vittoria elettorale del 4 luglio 2024, oltre che alle prese con le incertezze planetarie legate al secondo avvento di Donald Trump al timone del grande alleato americano.
Il dato più inquietante riguarda i costi del finanziamento del debito pubblico dell'isola, mai così elevati da 16 anni a questa parte. Un campanello d'allarme di fronte al quale il governo Starmer prova a fare buon viso a cattiva sorte, escludendo al momento la "necessità d'interventi d'emergenza" sui mercati. E' stato il numero due del Tesoro, Darren Jones, a rassicurare per ora la Camera dei Comuni sulla situazione, in risposta a un'interrogazione urgente. I mercati "continuano a funzionare in modo ordinato", ha detto, attribuendo l'attuale fase d'instabilità a "un'ampia gamma di fattori nazionali e internazionali". L'opposizione conservatrice, i cui governi degli ultimi 14 anni sono accusati dal Labour d'aver lasciato un'eredità di declino economico e caos finanziario, è tuttavia andata al contrattacco, puntando il dito in primis contro la criticatissima manovra di bilancio d'autunno laburista all'insegna di mega incrementi di tasse per 40 miliardi di sterline. "I loro aumenti fiscali finiranno per essere inghiottiti dai costi di finanziamento più elevati senza alcun beneficio per il popolo britannico", ha tuonato il cancelliere dello Scacchiere ombra, Mel Stride, mentre l'inflazione rimbalza e l'economia chiude l'ultimo trimestre con un tasso di crescita zero, sotto le stime. E mentre si moltiplicano anche fra gli analisti più le voci di disapprovazione per l'operato di Rachel Reeves, super ministra economica di Starmer e prima cancelliera dello Scacchiere donna nella storia del Regno: nel mirino anche per aver voluto introdurre nuovi criteri di calcolo del debito - un artificio contabile, secondo alcuni - al fine di ritagliarsi margini spesa ulteriori per gli investimenti pubblici.
Il Gilt a dieci anni è salito intanto di 4 punti base, al 4,83%, con i titoli britannici "oggetto di forti vendite" sulla scia del combinato disposto di ansie generate dal debito e dall'inflazione. Mentre vacillano le speranze di un taglio dei tassi il mese prossimo da parte della Bank of England, dopo lo stop di dicembre. La prospettiva di un consolidamento al rialzo del debito pubblico del Paese del dopo Brexit non può del resto che rendere i mercati nervosi e inquietare gli operatori. Spaventati dall'ipotesi di un effetto domino particolarmente minaccioso per un'isola che è anche e soprattutto un hub finanziario globale. "Il timore è che gli investitori abbiano perso fiducia nel Regno Unito come luogo in cui collocare i propri asset", spiega Eva Sun-Wai, gestore di fondi di M&G Investment alla City, ricordando che, quando i rendimenti salgono e la valuta scende "è spesso un primo segnale di fuga di capitali".
 

Autore: ANSA