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Delfin sale al 9,8% di Mps
La holding della famiglia Del Vecchio ha incrementato la sua partecipazione, portando complessivamente il nocciolo “duro” di azionisti italiani al 24%. Anche il Gruppo Caltagirone potrebbe salire dall’attuale 5% al 9,9% senza bisogno di ulteriori comunicazioni. In attesa di capire cosa succederà, il Monte ha cooptato in consiglio i rappresentanti dei nuovi azionisti e di Anima
Nuovo scossone nell'azionariato di Mps, dove continua a conquistare spazio il nucleo di azionisti italiani creato dal Mef in occasione del collocamento del 15% del Monte lo scorso novembre. Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, ha incrementato la sua partecipazione dal 3,5% al 9,78% del capitale, diventando il secondo azionista alle spalle del Tesoro, ancora titolare di una quota dell'11,7%. In precedenza, a inizio dicembre, era stato il gruppo Caltagirone, a salire dal 3,5% a poco più del 5% del capitale. Complessivamente la quota riferibile a Delfin, Caltagirone, Banco Bpm (5%) e Anima (4%) - il nocciolo di azionisti italiani a cui il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, si è affidato per stabilizzare il Monte e proteggerlo da mire straniere - si attesta almeno al 24% di Siena. 'Almeno' perché è possibile, stando ai consistenti volumi scambiati in Borsa, che anche Caltagirone, titolato a salire fino al 9,9% senza obblighi di comunicazione, possa aver aumentato la presa.
Il blitz di Delfin, che riporta la data del 27 dicembre, è avvenuto "nell'ambito di una complessiva operazione di 'share forward' e 'collar share forward'", spiega la Consob, in cui la holding potrebbe essere stata aiutata da Natixis. La banca francese ha fatto una fulminea apparizione nel capitale di Mps il 30 dicembre, con una quota del 5,8% acquistata (a titolo di prestatario) e liquidata lo stesso giorno, per poi ricomparire il 6 gennaio con strumenti finanziari pari al 6,4% del capitale, quasi interamente rappresentati (6,27%) da una posizione lunga regolabile in azioni con opzioni put e call che scadono tra settembre 2025 e marzo 2026. Delfin non ha voluto commentare le sue mosse, ma il
rafforzamento appare funzionale ad avere voce in capitolo quando la banca si troverà ad assumere decisioni strategiche, in una fase di straordinaria vivacità del risiko bancario e di grande incertezza sui suoi futuri sviluppi. Mps potrebbe infatti essere invitata a una fusione difensiva da parte da Banco Bpm, sotto scalata da parte di Unicredit, con l'obiettivo di creare quel grande terzo polo bancario auspicato dal governo. Ma potrebbe anche guardare ad Anima, qualora l'offerta di Unicredit dovesse andare in porto e la sgr venisse ceduta a Siena nell'ambito di una spartizione che possa accontentare il governo, irritato dall'offerta di Unicredit per il Banco, e soddisfare il Credit Agricole, che continuerebbe a distribuire i fondi della sua controllata Amundi nella rete di Unicredit. Senza contare che la banca guidata da Orcel potrebbe ritrovarsi azionista di Mps con il 9% se l'opa su Bpm, e a cascata su Anima, andasse in porto.
In uno scenario così fluido Delfin ha deciso di investire, evidentemente convinta del potenziale del Monte e decisa a dire la sua. Che la quota assuma sempre più i connotati di un investimento strategico appare confermato dal recente ingresso nel consiglio di amministrazione di Barbara Tadolini, indicata da Delfin nell'ambito di un rimpasto del cda che ha aperto il consiglio anche ad Alessandro Caltagirone ed Elena De Simone per il gruppo Caltagirone e a Francesca Renzulli e Marcella Panucci per Anima.