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Tim riparte senza rete: “Iliad o Poste uniche opzioni”
Il gruppo ha completato il riassetto e vuole tornare a remunerare gli azionisti con dividendi o buy back usando la cassa o le riserve. Si valuta anche il raggruppamento delle azioni e l’abbattimento del capitale: “Ora siamo un penny stock e chiunque può speculare”, dice l’ad Labriola. Sul consolidamento il gruppo non ha preclusioni su Poste o su Iliad. Il Tesoro: “Tuteleremo l’interesse nazionale”
Tim ha completato il suo riassetto, la vendita di Sparkle chiude il capitolo e l'ad Pietro Labriola ha già nel cassetto la 'traccia' del prossimo, parlerà di consolidamento del mercato e remunerazione dei soci. "Qualcuno ha pensato che senza la rete saremmo stati più deboli. E’ vero il contrario: siamo più flessibili, più efficienti e più concentrati nelle aree a maggior valore aggiunto dove ci si può differenziare" spiega Labriola, ricordando che la strategia resta quella del piano 'Free to run' che ora viene aggiornato. I nuovi target finanziari non considerano per esempio il miliardo di canone non dovuto da riscuotere dallo Stato né gli earn-out dalla possibile integrazione tra Fibercop e Open Fiber (come previsto dagli accordi sulla cessione di Netco) e il tasso di cambio del real brasiliano usato per le previsioni è estremamente prudente. I margini per far meglio delle guidance dunque ci sono, ma Labriola continua con la sua strategia dei piccoli passi. "In 20 anni solo 4 volte Tim ha rispettato le guidance del primo anno di piano, quindi tutti (gli investitori, ndr) sono molto diffidenti. In tanti si sono fatti male sul titolo Tim e quindi aspettano che i numeri dimostrino la delivery delle promesse" spiega ai giornalisti, per questo bisogna aver pazienza e non guardare i grafici di Borsa (il titolo ha provato a superare quota 30 centesimi ed è subito arretrato cedendo l'1,8%). "Siamo una 'penny stock', chiunque può speculare" e su questo si potrebbe intervenire con il raggruppamento di azioni e l'abbattimento del capitale, una proposta che il cda potrebbe portare al voto già all'assemblea di aprile dopo essersi consultato coi grandi soci.
Di sicuro Tim vuole tornare a remunerare agli azionisti, anche se l'utile ancora non si vede, ma usando la cassa e le riserve (che dovrà ricostituire). Il modo in cui farlo non è ancora stato deciso ma sarà "market friendly" assicura l'ad, scegliendo tra dividendo o buy back sulle ordinarie o sulle risparmio. Sul fronte consolidamento, il dossier Tim, con l'ipotesi di un cambio azionario tra Poste e Cdp (il 3,8% di Nexi in cambio del 9,8% nel gruppo di tlc) potrebbe finire sul tavolo del cda del gruppo guidato da Matteo Del Fante a breve, i consiglieri sono stati allertati anche se al momento non ci sono convocazioni. In calendario però c'è già un cda convocato il 21 febbraio (per l'approvazione dei risultati preliminari 2024 e la guidance 2025). "Da un punto di vista industriale, lo abbiamo già detto nel 2022 per un consolidamento Iliad o Poste erano le sole possibilità, ora lo stanno dicendo tutti ma noi non abbiamo preferenze, vogliamo rimanere concentrati sul portare risultati". Per ora nessun contatto ma il manager ribadisce le ipotesi le ha considerate tutte. "Con Iliad ci sono tante sinergie industriali legate alle esistenza di due reti, mentre con Poste potrebbe essere un approccio commerciale che accelera la nostra strategia di customer platform".
Dal punto di vista del ministero dell'Economia, invece, "soggetti che chiedono di parlare sono accolti, ma quello che il ministero farà sempre in qualsiasi partita sarà tutelare l'interesse nazionale attraverso gli strumenti consentiti, il golden power appunto", lo ha detto il ministero dell'Economia Giancarlo Giorgetti al question time.