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REGOLE
02/04/2025

Opa obbligatoria, il governo vuole aumentare soglia

Secondo indiscrezioni di stampa non smentite dal Tesoro, il governo intenderebbe portare l’obbligo di lanciare l’offerta al superamento del 30% anziché del 25%, come è oggi per le società di maggiori dimensioni. Una mossa che favorirebbe Poste, salita al 24,8% di Tim, Cassa Depositi e Prestiti, lo stesso Tesoro e che potrebbe avere impatto anche nella partita Mediobanca-Generali.

 

Il governo si prepara ad alzare la soglia di possesso azionario che fa scattare un'Opa obbligatoria, portandola dall'attuale 25% al 30%. Un progetto di cui potrebbe beneficiare Poste, che è appena salita al 24,81% di Tim e che in questo modo potrebbe avvicinarsi al 30% senza dover lanciare un'offerta. Ma che potrebbe riguardare anche l'affare Mediobanca-Generali. Del piano, anticipato da Reuters, scrivono i quotidiani Repubblica e La Stampa, che citano fonti di governo. Dal Mef, che non smentisce, arriva un no comment. Oggi l'obbligo dell'offerta totalitaria scatta per le società più grandi oltre il 25%, mentre per le più piccole (quelle con capitalizzazione inferiore al miliardo di euro) la soglia è del 30%. In passato quest'ultimo livello valeva per tutte le società quotate, ma nel 2014 è stato ridotto al 25% per le più grandi. Nelle intenzioni del governo le due soglie saliranno, anche se i tempi non sarebbero immediati. L'idea sarebbe quella di intervenire attraverso i pareri espressi dalle Camere a uno dei decreti attuativi della riforma del Testo unico della finanza (Tuf): le indicazioni di Camera e Senato andrebbero così a modificare il testo definitivo, come già accaduto per molti dei decreti attuativi della riforma fiscale.
Tra le società che potrebbero trarre vantaggio da questa modifica, oltre a Poste-Tim, viene citata Cassa depositi e prestiti, che potrebbe aumentare la quota in Nexi (oggi al 18,25%) favorendo la discesa dei fondi di private equity. Oppure il Ministero dell'Economia potrebbe arrotondare la propria partecipazione in Enel (oggi al 23,59%). Si ipotizzano possibili ricadute anche sul dossier Mps-Mediobanca-Generali. Della decisione potrebbero avvantaggiarsi "Francesco Gaetano Caltagirone e la finanziaria della famiglia Del Vecchio guidata da Francesco Milleri", scrive La Stampa, spiegando che se la Bce dovesse accertare il 'concerto' tra i due soci denunciato da Mediobanca nell'ambito del processo autorizzativo dell'Opa di Mps su piazzetta Cuccia, "i due – complessivamente azionisti al 27% di Mediobanca - sarebbero costretti dalla Consob ad una costosissima offerta totalitaria sull'istituto milanese, quasi 15 miliardi di euro". 

Autore: ANSA