Focus On

Wall Street vola sulla sospensione dei dazi
L’annuncio a sorpresa di Trump fa invertire la rotta ai mercati e gli indici schizzano alle stelle: Dow Jones +7,87%, Nasdaq addirittura +12% e l’S&P 500 sale del 9,5% nella miglior seduta dal 2020. In totale Wall Street recupera 5.500 miliardi di capitalizzazione. Ma il rally da scampato pericolo secondo alcuni potrebbe avere vita breve: si aprono infatti 90 giorni di incertezza e volatilità
Rally a Wall Street con la pausa di 90 giorni per i dazi reciproci annunciata a sorpresa da Donald Trump. I listini americani volano e guadagnando 5.500 miliardi di dollari vedendo allontanarsi lo scenario peggiore della guerra commerciale, ovvero una profonda recessione data quasi per scontata prima dell'annuncio del presidente americano. Il Dow Jones chiude in rialzo del 7,87%, il Nasdaq avanza del 12,16% mentre lo S&P 500 sale del 9,51% in quella che è la sua seduta migliore dal 2008. Le borse europee hanno chiuso prima della svolta di Trump e non sono riuscite così ad approfittare della spinta di Wall Street. Ma domani, appare già chiaro, sarà un altro giorno. Per ora le piazze finanziarie europee hanno archiviato la seduta in profondo rosso mandando in fumo 446 miliardi di dollari. Parigi e Francoforte hanno accusato perdite nell'ordine del 3%, mentre Milano è scesa del 2,75%. A pesare è stata la risposta cinese ai dazi di Trump. Pechino è l'unica non graziata dal presidente americano con i tre mesi di stop. Anzi, nell'annunciare la pausa, il tycoon ha portato al 125% le tariffe contro il Dragone. "La Cina è la principale fonte dei problemi commerciali degli Stati Uniti", ha detto il segretario al Tesoro Scott Bessent in una conferenza stampa improvvisata fuori dalla Casa Bianca dopo l'annuncio di Trump. Per Bessent la pausa decisa dal presidente è un successo. Proprio il segretario al Tesoro era volato lo scorso fine settimana a Mar-a-Lago per parlare con Trump dopo il panico scattato a Wall Street e convincerlo a cambiare messaggio. Uno stop di 90 giorni era stato chiesto a gran voce anche dal miliardario di hedge fund Bill Ackman, grande sostenitore del presidente costretto però nei giorni scorsi a fare 'mea culpa' sui social per non essere riuscito a prevedere la debacle dei dazi.
Secondo alcuni analisti, la decisione di Trump è una marcia indietro di fronte a pressioni divenute troppe elevate per la Casa Bianca. Se il tracollo dei mercati azionari era stato in qualche modo gestito, le recenti tensioni sui Treasury hanno fatto salire la paura mettendo a rischio lo status di 'bene rifugio' per eccellenza dei titoli di debito americani e del dollaro e alimentando i timori di una recessione. Negli ultimi giorni un'ondata di vendite si è abbattuta sui Treasury a causa dei timori sulle ricadute del pugno duro di Trump sui dazi. A pesare sui bond sono stati i dubbi sull'impatto di lungo termine dei dazi sull'inflazione e le perplessità sulla riuscita o meno del piano del presidente americano per ridurre il deficit. I riflettori sono stati puntati soprattutto sulla Cina, il secondo paese straniero al mondo con più Treasury in portafoglio dopo il Giappone. La paura che si è diffusa è che Pechino possa decidere di cederli sul mercato in ritorsione ai dazi di Trump o perché non ha dollari a sufficienza per mantenerli. Ipotesi quest'ultima che ha acquistato ancora valore alla luce delle indiscrezioni sulla cancellazione da parte di Amazon di alcuni ordini di prodotti Made in China in seguito ai dazi così da ridurre la sua esposizione alle tariffe e scaricarla sui venditori.
L'annuncio di Trump però ha oscurato qualsiasi timore sui Treasury, per i quali - almeno con la Cina - la partita resta aperta. Fra gli investitori c'è anche chi nota come l'euforia iniziale potrebbe essere mal riposta perché si aprono altri 90 giorni di incertezza sull'esito delle trattative per gli accordi commerciali. Per ora però i trader festeggiano dopo aver visto bruciare oltre 5.200 miliardi di dollari sui listini in pochi giorni e rimandano i timori a un altro momento.