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S&P promuove l’Italia
L’agenzia alza il rating della Repubblica da BBB a BBB+ e mantiene un outlook stabile. La promozione arriva grazie alla stabilità politica e dei mercati: “Il governo è tra i più longevi della recente storia italiana ed è probabile che resti in carica fino al 2027”. Intanto, il Documento di finanza pubblica allinea le stime di crescita a quelle di Bankitalia: 0,6% nel 2025, 0,8% nel 2026 e nel 2027, salvo nuovi shock
S&P alza il rating dell’Italia portandolo da BBB a BBB+ con outlook stabile. Un voto che premia, spiega l'agenzia di rating, la stabilità politica e dei mercati. E se la crescita si fermerà allo 0,6% quest’anno, il rapporto debito-Pil si stabilizzerà poi a partire dal 2028. "Il governo della premier Giorgia Meloni, fra i più longevi della recente storia italiana, gode di un solido sostegno pubblico. Beneficia inoltre di una maggioranza parlamentare stabile e di limitate minacce di opposizione, il che rende probabile la sua permanenza al potere fino al 2027. Questa continuità politica ha contribuito a preservare la stabilità dei mercati finanziari e sostenere progressi costanti", sottolinea l'Agenzia. Un voto appunto che, sottolinea il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, "premia la serietà dell'approccio del governo italiano alla politica di bilancio. Nel clima generale di incertezza, prudenza e responsabilità continueranno a essere la nostra linea di azione". Il voto arriva dopo i calcoli del nuovo Documento di finanza pubblica improntati alla cautela: il 2025 parte con una crescita dell'economia stimata al +0,25%. Un passo lento orientato a raggiungere il +0,6% a fine anno. Ma lo scenario è dominato da forti "rischi al ribasso" e da una elevata e crescente "incertezza", è l'avvertimento che accompagna ormai qualsiasi previsione ufficiale. I dazi di Trump o i possibili shock finanziari, infatti, potrebbero zavorrare il Pil o gonfiare il già enorme debito. L'ex Def, fissa così le nuove stime e conferma l'impegno del governo a rafforzare le politiche per la famiglia. Ma che certifica anche il flop di Transizione 5.0 e del concordato fiscale per le partite Iva.
Le prospettive economiche "appaiono più incerte e complesse" e la necessità di rispondere ai nuovi temi della sicurezza e dei dazi pongono "sfide complesse", avverte nella premessa il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che conferma la linea della prudenza: il governo "risponderà salvaguardando la disciplina di bilancio". Anche per la difesa comune Ue l'Italia ribadisce la centralità della "sostenibilità" dei conti. Il quadro macroeconomico tendenziale tracciato nel Dfp fissa il Pil al +0,6% quest'anno e al +0,8% sia nel 2026 che nel 2027, allineando le stime a quelle della Banca d'Italia. Uno scenario che, puntualizza l'Istituto di via Nazionale, include solo "una prima e parziale valutazione degli effetti dei dazi" e che "potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, ulteriori aumenti dell'incertezza e di tensioni prolungate sui mercati finanziari".
Il 2025, intanto, parte a ritmo lento. Il Pil è "aumentato in misura moderata nei primi mesi", indica Bankitalia. Un passo che l'Ufficio parlamentare di bilancio quantifica in "un quarto di punto percentuale" nel primo trimestre: una crescita "moderata ma superiore ai due trimestri precedenti", spiega l'Authority dei conti pubblici. Che dà l'ok al quadro tendenziale tracciato dal Mef nel Dfp (è in un intervallo "accettabile"), ma con un avvertimento: "l'incertezza che caratterizza le previsioni è straordinariamente elevata" e "i rischi sono nettamente orientati al ribasso". In base alle simulazioni contenute nel Dfp, l'effetto dei dazi potrebbe ridurre il Pil 2025 al +0,3%, mentre uno shock finanziario appesantirebbe anche il debito, portandolo vicino al 140% nel 2027.