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Hermès sorpassa Lvmh: è prima in Borsa
I conti trimestrali del colosso francese del lusso deludono e il titolo arriva a cedere quasi l’8% portando la capitalizzazione al di sotto dei 245 miliardi. Hermès, invece, tiene e - grazie alla retromarcia di Lvmh – si trova ora incontrastata regina del lusso, con una capitalizzazione di 248 miliardi. Paga la strategia, che ha puntato sull’esclusività del marchio anziché sullo shopping
Hermès sorpassa Lvmh e diventa il gruppo del lusso con il maggior valore in Borsa. A far conquistare lo scettro alla casa di moda delle borsette Kelly, che raggiungono prezzi nell'ordine delle decine di migliaia di euro, ha contribuito il crollo sul listino di Parigi del gruppo di Bernard Arnault dopo i deludenti ricavi del primo trimestre che hanno spinto gli analisti a tagliare le previsioni e i prezzi obiettivo del colosso che controlla oltre 80 marchi: da Louis Vuitton a Dior passando per Loro Piana, fino allo champagne Moet Hennessy. All'indomani dei conti, Lvmh ha lasciato sul terreno a fine seduta il 7,8% a 488 euro vedendo scendere la capitalizzazione sotto i 244 miliardi. Hermès ha chiuso invece in positivo (+0,2% a 2.355 euro) arrivando a valere 248 miliardi.
Già frenati dal calo dei consumi a partire da quelli cinesi, seguito al boom post covid, la moda e il lusso si trovano oggi alle prese con i dazi annunciati da Donald Trump che aggiungono incertezza alle prospettive di tante aziende che si trovano già davanti a consumatori meno propensi a spendere. Non stupisce allora che un po' tutti i brand, Prada compresa (-4,18% a Hong Kong), abbiano risentito a distanza della flessione delle vendite nella divisione moda e pelletteria di Lvmh (-5% in tre mesi contro le attese che si fermavano a -1%). Non è stato il caso di Hermès che ha caratteristiche tali da poter reggere meglio. Complice il fatto che non si è ingigantita facendo shopping di tanti brand e ha continuato invece a puntare sull'esclusività del marchio e dei suoi prodotti, conta su una clientela di super ricchi, una categoria che in genere risente meno delle difficoltà dell'economia.
Per quanto riguarda le società del lusso italiane quotate a Piazza Affari lo stesso discorso potrebbe valere in parte per il cashmere di Brunello Cucinelli al pari di Moncler. La società dei piumini dal canto suo è meno esposta sul mercato statunitense rispetto ad altri concorrenti. E in questa fase di guerra dei dazi potrebbe essere un vantaggio.